08 dicembre 2020

Recensione "Gli aspiranti acrobati" di Roberta Spaccini


TRAMA

È un romanzo generazionale ispirato ad una storia vera, ambientato tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, raccontato con gli occhi degli adolescenti, che ancora non conoscono l'odierna tecnologia. Le vicende seguono lo scorrere del percorso scolastico di una classe del liceo e si intrecciano con la vita familiare e con le amicizie dell'infanzia, legate al luogo del cuore: il paese della nonna. Giulia, all'inizio del libro, ha 14 anni e ci trasporta all'interno del suo mondo. La sua vita è fatta di scuola, musica poesie, libri e film, ma non solo. Sullo sfondo di fatti di cronaca realmente accaduti, il filo conduttore è l'amicizia, vissuta a trecentosessanta gradi. È attraverso i diari e le lettere che Giulia si scrive con le sue amiche, che possiamo entrare nei loro pensieri più intimi. La difficoltà maggiore, per tutti i ragazzi della sua età, è non perdere l'equilibrio in un mondo fatto di eccessi insidiosi. Il sogno del grande amore è quotidianamente presente. Giulia cresce con noi lettori, pagina dopo pagina, attraversando periodi positivi, ma anche negativi. Dolori e delusioni, entusiasmi e inquietudini, infatuazioni e difficoltà. Fino ad arrivare a 19 anni...

Recensione a cura si Silvia M.

Gli Aspiranti acrobati di Roberta Spaccini è un viaggio a ritroso nel tempo, un tuffo negli anni dell’adolescenza, ai tempi del liceo, quando con un motorino “Sì” si credeva che si potesse affrontare il mondo e che gli unici problemi erano i prof, i compiti, la scuola ma soprattutto gli amori non corrisposti o sbagliati.

L’autrice ci consente, quasi attraverso una pellicola, di rivederci giovani, quando con il solito gruppo di amici, a cui si abbreviava il nome, ci si ritrovava “al solito posto” che poteva essere un muretto o come nel caso del libro l’indimenticabile via della Prigione, luogo di ritrovo in cui si parlava di tutto, dove si condividevano gioie e dolori, delusioni e successi. Non era necessario darsi un appuntamento, si sapeva che ad una certa ora della giornata ci si rivedeva lì, seduti sugli scalini, sia in inverno che d’estate.

Quelli che ci racconta la Spaccini sono gli anni delle confidenze raccontate al diario, amico fedele e silenzioso, gli anni dello scambio di lettere con le amiche del cuore, quelle scritte su carta, abitudine ormai purtroppo superata o  sconosciuta dai giovani di oggi, abituati alla mail e ai messaggi.

Gli anni de Gli aspiranti acrobati sono quelli dei telefoni fissi e delle cabine telefoniche, dei primi amori che fanno battere il cuore e soffrire.

Nel lungo racconto di vita, fatto in prima persona dalla protagonista Giulia, si fa spesso riferimento alla nonna Paola, alla sua casa, ai sapori indimenticabili della sua cucina. Un racconto dolcissimo e commovente di una nonna dall’affetto incondizionato, che rappresentava per la nipote un cantuccio caldo e confortevole dove trovare riparo dalle tempeste che si affrontano durante gli anni dell’adolescenza.

Un racconto garbato e ben scritto che ha come sottofondo le canzoni di Vasco Rossi, quelle che sono state colonne sonore di molte generazioni di giovani che, con quelle canzoni, hanno riso, hanno pianto, si sono innamorati oppure hanno detto addio ad un amore.

Una lettura veloce e scorrevole adatta ad ogni età, ai più giovani, per far vedere loro come era il mondo quando non esistevano i cellulari e i social e le amicizie erano reali, e ai più grandi, per tornare indietro con un pizzico di nostalgia.


Silvia M.


 

 

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