Recensione a cura si Silvia M.
Gli Aspiranti acrobati di Roberta Spaccini è un
viaggio a ritroso nel tempo, un tuffo negli anni dell’adolescenza, ai tempi del
liceo, quando con un motorino “Sì” si credeva che si potesse affrontare il
mondo e che gli unici problemi erano i prof, i compiti, la scuola ma
soprattutto gli amori non corrisposti o sbagliati.
L’autrice ci consente, quasi attraverso una pellicola,
di rivederci giovani, quando con il solito gruppo di amici, a cui si abbreviava
il nome, ci si ritrovava “al solito posto” che poteva essere un muretto o come
nel caso del libro l’indimenticabile via della Prigione, luogo di ritrovo in
cui si parlava di tutto, dove si condividevano gioie e dolori, delusioni e
successi. Non era necessario darsi un appuntamento, si sapeva che ad una certa
ora della giornata ci si rivedeva lì, seduti sugli scalini, sia in inverno che
d’estate.
Quelli che ci racconta la Spaccini sono gli anni delle
confidenze raccontate al diario, amico fedele e silenzioso, gli anni dello
scambio di lettere con le amiche del cuore, quelle scritte su carta, abitudine
ormai purtroppo superata o sconosciuta dai giovani di oggi, abituati
alla mail e ai messaggi.
Gli anni de Gli aspiranti acrobati sono quelli dei
telefoni fissi e delle cabine telefoniche, dei primi amori che fanno battere il
cuore e soffrire.
Nel lungo racconto di vita, fatto in prima persona
dalla protagonista Giulia, si fa spesso riferimento alla nonna Paola, alla sua
casa, ai sapori indimenticabili della sua cucina. Un racconto dolcissimo e commovente
di una nonna dall’affetto incondizionato, che rappresentava per la nipote un
cantuccio caldo e confortevole dove trovare riparo dalle tempeste che si
affrontano durante gli anni dell’adolescenza.
Un racconto garbato e ben scritto che ha come
sottofondo le canzoni di Vasco Rossi, quelle che sono state colonne sonore di
molte generazioni di giovani che, con quelle canzoni, hanno riso, hanno pianto,
si sono innamorati oppure hanno detto addio ad un amore.
Una lettura veloce e scorrevole adatta ad ogni età, ai
più giovani, per far vedere loro come era il mondo quando non esistevano i cellulari
e i social e le amicizie erano reali, e ai più grandi, per tornare indietro con
un pizzico di nostalgia.
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