RACCONTI DI AMORI E SOLITUDINI
di Dante Zucchi
Raccolta premiata con menzione d'onore nel concorso "Metamorfosi"
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Dal racconto: Perdere il treno
Quella sera Leo si sentiva solo e qual è il locale dove la tua solitudine si esprime al meglio? Una discoteca. Una discoteca affollata ed esplosiva su un divanetto con la testa appoggiata alla spalla di una sconosciuta più nuda che vestita, con un qualche drink di troppo, con gli occhi chiusi a pensare, a interrogarsi, a sognare, a piangersi addosso, alle occasioni perdute e alle promesse che in futuro non sarebbe più successo. Una baraonda di sensazioni, di emozioni che giravano, giravano, andavano e ritornavano.
Dal racconto: Quando gli dei parlavano agli uomini
… qualcuno avrebbe guardato il cielo e si sarebbe sentito solo e abbandonato da tutto e da tutti e si sarebbe chiesto “ma non c’è nessuno lassù?” e nessuno avrebbe risposto, lasciando quella domanda galleggiare all’infinito nell’aria dolce e profumata della notte, …
Dal racconto: Una favola moderna
«Non credo sia amore, Orazio. Solo voglia di qualcuno con cui stare e parlare senza problemi, senza paure, senza temere di essere fraintesi» …
«Io ti posso dire tutte le stupidate di questo mondo e poi scherzarci sopra. Anche questo vuol dire stare insieme. Tu mi accetti e non vuoi niente da me, non pretendi nulla, solo stare qui insieme. Sai cosa vuol dire per me? Tutto».
Dal racconto: La Chitarra
“tu non sai cosa vuol dire amare senza limiti due persone e dopo un attimo non ci sono più. Il vuoto che ti rimane dentro è una cosa infinita, incolmabile che non sai nemmeno tu misurare. Sei perso, non sai più dove girare e dove sbattere la testa, non sei più tu, sei un altro. All’improvviso t’accorgi d’essere sospeso in aria in balia di tutto. Hai gli incubi, le sudorazioni notturne e piangi senza sapere il perché. E’ come un ubriacatura, solo che la balla ti passa, quello che hai dentro no e vorresti morire per andarla a cercare, ma la troveresti nell’aldilà? Probabilmente no perché lei era buona, gentile, tu invece che cazzo sei? E non la potresti mai incontrare. E se esistesse davvero un al di là saresti costretto a soffrire ancora, ma non soffrire per un pò, ma per l’eternità. Sai cos’è l’eternità? Vuol dire per sempre, in eterno…”
Dal racconto: La Mela
“E’ questo che bevevi prima che arrivassimo, vero? Prima sulla porta ti puzzava l’alito di questo whiskey di merda, non hai qualche euro in più da comprarti qualcosa di decente o è quello con cui ti ubriacavi con lei?”
Ulisse ebbe uno scatto e con una mano le strinse il viso come in una morsa.
“Vaffanculo, stronza!” Le urlò in faccia.
“No Ulisse, tu non mi fai niente, perché io non sono lei. Non so cosa ti abbia fatto, ma io non sono lei” e Ulisse la lasciò brandendo la bottiglia che si mise al collo bevendone un lungo, lunghissimo sorso. Olga non si era mossa, gli pulì la bocca con il pollice della mano mentre lo accarezzava e lo baciò leggermente sulle labbra. Ulisse non si mosse.
“Domenica mattina alle undici, mi raccomando” disse Olga sorridendo “Hai qualche ora per ubriacarti, una notte per smaltirla e un giorno per prepararti”.
“Vai a farti fottere” le bisbigliò.
“Ci penserò e te lo dirò” rispose “ma Domenica alle undici in punto ci sarai, vero?”
Ulisse sorrise e scosse la testa:
“Certo, ci puoi contare”
Tutto il materiale è stato fornito dall'autore
Buona lettura
Daniela
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