Quando è nata in te la
necessità di scrivere?
Ciao! E grazie per ospitarmi nel
vostro blog. Direi prestissimo, intorno ai nove anni, e ho continuato a farlo
fino ai ventisette. Poi, per una serie di vicende personali e professionali, ho
smesso. Non ho imbastito una storia per oltre dieci anni, anche se quella che avevo lasciato interrotta prima di questa decisione ha continuato a scriversi nella mia mente
per tutto il tempo. Quando ho deciso di dare una vera chance alla scrittura, le
storie che avevo messo in pausa si sono srotolate sulle pagine, una dopo
l’altra.
Da dove prendi ispirazione per
i tuoi scritti?
Dai viaggi, prevalentemente.
Ascolto e osservo molto, giro
sempre con un taccuino. Nelle persone noto il linguaggio verbale e non verbale.
Tutto questo mi aiuta a caratterizzare meglio i personaggi e a renderli
persone, non esistenze di carta.
Sei una scrittrice metodica o
impulsiva?
Metodica.
Sono una strutturalista per
formazione, quindi progetto ogni storia in modo che regga e sia credibile in
tutto: personaggi, dialoghi e ambientazione.
Quando hai capito qual era il
genere giusto da scrivere per te?
Non sono legata a un genere preciso.
Scrivo prevalentemente narrativa contemporanea, ma le mie storie hanno sempre
una sfumatura sentimentale.
Penso che più che un genere si
debba rincorrere una storia, quella che sopravvive nella mente giorno dopo
giorno imponendosi tra altre mille trame, quella che resiste e vuole essere
raccontata, non importa quanto complessa e difficile sia.
Ci sono nuovi progetti per il
futuro?
Il 2020 sarà un anno strano, ma
fondamentale, per la mia scrittura. Pubblicherò due romanzi agli estremi: un
erotico e uno di letteratura, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro. Sarà
interessante notare come i lettori li accoglieranno.
In uscita il 23 novembre.

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