05 dicembre 2019

I Sognatori Erranti intervistano Clara Cerri, vincitrice della gara di cover.


In questa storia avvincente ci sono zombie, mostri primordiali, un fantasma, l’anticristo, i ratti del sottosuolo di Boston e un dio che resta inerte nell’angolo di una chiesa finché non decide di folgorarti e spaccarti in due. Per fortuna, o per sfortuna, sono tutti nella testa e nei disegni di Roy Cerri, un adolescente che cresce in una famiglia ferita mentre matura il sogno di un amore diverso da quello che si immaginava. Nel suo viaggio tra una forma e l’altra del desiderio, Roy scopre bisogno di essere amato e compreso per quello che è.
Ogni tanto tra le pagine appare Marylin, che lo guarda sorridente da una foto e in qualche modo gli mostrerà la strada da percorrere per diventare ciò che vuole.

Quando è nata in te la necessità di scrivere?

Quando ero piccola ero piena di fantasia. Prima di imparare a leggere e scrivere avevo decine di dischi di favole e il mio più grande desiderio ero che fossero, in qualche modo, vere. Scrivere è far vivere una storia e i suoi personaggi, per poterli comunicare a qualcun altro, per far sentire agli altri le stesse emozioni e sensazioni. In qualche modo, è rendere "tutto vero". Il problema è che ci vogliono i lettori, altrimenti la magia non funziona.

Da dove prendi ispirazione per i tuoi scritti?

Spesso da un film, da una canzone o da un episodio avvenuto realmente. Anche se ho in testa molte storie fantastiche, finora i romanzi che sono riuscita a portare a termine sono piuttosto realistici, raccontano storie che potrebbero capitare a chiunque. A volte uso sensazioni e avvenimenti della mia vita, avendo però cura di trasformarli per renderli più universali e condivisibili dagli altri. 

Sei una scrittrice metodica o impulsiva?

Metodica fino all'eccesso. Scrivo schemi e descrizioni dei personaggi, ritorno spesso su quanto ho scritto e lo riscrivo daccapo, sposto pezzi, taglio e allungo. Però non scrivo un romanzo tutto di seguito: avendo in testa tutta la storia, mi sento libera di scriverne un pezzo o un altro, senza ordine, a seconda di quello che ho voglia di trattare. Così riesco a soddisfare anche la parte impulsiva di me, quella che un giorno ha voglia di una scena d'amore bollente e un giorno di un confronto drammatico o di una rivelazione.

Quando hai capito qual era il genere giusto da scrivere per te?

Veramente non l'ho ancora capito! Finora ho scritto storie sentimentali, in senso generale. Purtroppo non sono capace di scrivere Romance in senso stretto, che è quello che vende di più e che però ha delle regole molto rigide che non amo molto. Diciamo che nelle mie storie le relazioni d'amore e di amicizia sono sempre centrali. E anche il sesso, quando c'è un pretesto per parlarne.

Ci sono nuovi progetti per il futuro?

Ho in progetto un secondo e un terzo volume della storia di Roy Cerri di cui Papà Marilyn è il primo episodio, ma intanto sto scrivendo una storia ambientata nella preistoria, più comica che seria. La protagonista è una bambina che viene istruita dal padre a diventare il sacerdote del gruppo. Poi ho un vecchissimo progetto di romanzo storico che non riesco mai a portare a termine, nemmeno a cominciare seriamente, un'altra storia tendenzialmente comica. Con questi due romanzi romperei un po' con le mie abitudini di autrice "realista" e accontenterei il mio lato più bizzarro e fantasioso.





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