Quello di Irene Milani è un romanzo storico che racconta
storie di vita e di guerra al tempo della Prima Guerra Mondiale.
Attraverso la bocca di Aldo, attraverso le memorie scritte
che ha lasciato alla donna che ama, il giovane della Milano bene, che sembrava
essere avviato alla carriera di avvocato, racconta il coraggio, il dolore e la
paura della morte vissuta nelle trincee lungo la linea del Piave, dell’Isonzo e
del Tagliamento.
Il resoconto di Aldo è in realtà un racconto partecipato e
commosso della guerra e della sua devastazione, è il racconto di un giovane
che, per sfuggire ad un amore impossibile, parte in guerra, forse
sottovalutandola, e che si trova a combattere, a morire e a vedere morire un
amico.
Nel dolore, il pensiero è rivolto sempre alla famiglia e
alla donna che ama ma che non potrà avere perché già sposa di qualcun altro.
La guerra, dice Aldo, è decisa dai potenti che non scendono
in campo, ma stanno chiusi nei palazzi, mentre a morire sono sempre i più
piccoli e meno potenti.
Poi anche il racconto di Aldo si interrompe, perché la
guerra non lo risparmia e ferito ma vivo torna a casa dove niente è più come
prima.
Spera di riprendere la sua vita, di rintracciare la donna
che ama e di non rinunciare a lei perché la guerra, con il dolore e la
distruzione, gli ha fatto capire di lottare anche per amore.
Niente sarà però come sembra, la vita è cambiata, la guerra
l’ha cambiata, il tempo è trascorso e non sempre si può tornare indietro.
Toccante, emozionante, raggiunge facilmente il cuore del
lettore sin dalle prime battute. Si legge in un soffio.
Con l’altro storico della Milani (La memoria di Elvira,
che ho letto e consiglio vivamente), “Il mormorio del Piave” è di certo uno dei
migliori scritti dell’autrice che conferma una penna attenta e delicata nella
descrizione dei periodi storici e dei sentimenti che li colorano.


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