28 settembre 2020

Recensione: "Maternità e paternità spirituale" di Marcella e Giuseppe Maggio.

 


Premessa

Il testo che abbiamo tra le mani è definito dall’autore stesso come testimonianza di vita di una coppia che, come tante altre, si è dovuta fare carico   del “travaglio fisico e spirituale” della sterilità. L’impressione che se ne ricava ad una prima lettura è che le narrazioni scorrono una dietro l’altra in mezzo alle molte prove affrontate. Nello stesso tempo, il proseguo della lettura fa affiorare alla mente interrogativi che normalmente amiamo mettere in quarantena in un angolo remoto della nostra coscienza.

 

Recensione a cura di Silvia M.

 

Come ho detto in occasione di altri libri che ho letto e recensito, non tutte le storie sono facili da recensire e, di certo, le più impegnative sono quelle che parlano di vita vera.

È il caso di questo breve, ma intenso racconto.

Marcella e Giuseppe sono due sposi che hanno sogni e progetti di vita insieme, prima fra tutti quello di costruire una famiglia con dei figli.

Sogno comune a molte coppie, desiderio naturale e implicito in una coppia che si ama.

Il racconto inizia con la descrizione del giorno delle nozze, un giorno d’estate però preceduto da un forte acquazzone estivo, metafora di quello che sarebbe accaduto nella vita di questi due sposi.

Giuseppe emozionatissimo attende Marcella all’altare e quando la vede sulla soglia della chiesa è percorso da un brivido che gli fa spuntare le lacrime agli occhi.

Perché, è bene chiarirlo fin dall’inizio, in questa storia c’è un unico filo conduttore che è l’Amore, un amore profondo, incondizionato, che ha saputo superare autentiche tempeste, resistere ad uragani e ad atroci sofferenze, a dolori, a dolorosi lutti. Un Amore supportato da una Fede incrollabile, luce e faro nel loro cammino di vita.

Dopo il matrimonio, il viaggio di nozze, il rientro a casa e dopo un po' il primo ritardo di Marcella che fa battere il cuore dei due giovani sposi. L’euforia, la felicità, la convinzione che un fagottino fosse in viaggio per affacciarsi alla vita. Un’ecografia confermerà tutt’altro, una “vita aliena” come l’hanno definita  gli stessi autori: un fibroma. Inizia per Marcella e Giuseppe un percorso tortuoso e difficile, doloroso e pauroso.

Il titolo del libro è quanto mai appropriato perché Marcella e Giuseppe hanno desiderato fortemente diventare genitori, si sono sentiti genitori nello spirito e quel sogno lo hanno accarezzato tre volte. Per tre volte hanno sperato, gioito e hanno pianto disperati perché per tre volte hanno perduto il figlio tanto cercato per diverse cause, alcune molto gravi che hanno messo in grave pericolo la vita di Marcella.

Un accenno occorre farlo anche alla sanità italiana, i nostri protagonisti hanno consultato decine e decine di medici, hanno viaggiato e speso denaro dietro a terapie più o meno valide, hanno ascoltato e creduto in professori e medici che facevano loro credere che dopo questa o quella terapia tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma di giusto non c’era nulla. Perché a sperare, a credere e a lottare e a poi a rimanere delusi erano sempre Giuseppe e Marcella.

Il desiderio genitoriale sempre molto forte li ha portati a tentare invano la strada dell’adozione, ma pur avendone tutti i requisiti, a Marcella e Giuseppe è stato negata la possibilità di rendere felice, amato e coccolato un bambino, togliendolo da una casa famiglia o da un orfanotrofio.

Hanno conosciuto anche l’esperienza dell’affido, ma anche in quel caso quel bambino non gli è stato dato in adozione.

“Tanta burocrazia e troppe cartacce, tante parole, poca concretezza e troppo troppo poco amore.

Siamo pienamente convinti di poter affermare che tanti bambini sono parcheggiati nelle case famiglia in attesa di adozione e che non si fa tutto quello che si dovrebbe fare fino in fondo per dare loro una sistemazione ed una vita dignitosa. Abbiamo sempre avuto la sensazione che questi bambini fossero soltanto dei fascicoli, ovvero delle carte.”

In tutta questa storia c’è un aspetto da non trascurare e cioè la Fede incrollabile dei due protagonisti, la luce sempre presente in fondo al tunnel, il Conforto, la Certezza, il Sostegno (non a caso ho scelto di usare le lettere maiuscole).

E in quella Fede sempre presente, trovano la forza di rinascere, di alzarsi, di andare avanti, di rasserenarsi con la consapevolezza di aver tentato ogni strada eticamente corretta per diventare genitori e che si può essere mamma e papà nel cuore e nello spirito, pur non avendo avuto la possibilità di esserlo in concreto.

Maternità e paternità spirituale è una storia di coraggio, di amore coniugale incondizionato, di carità, di capacità di donare amore ed è una grande testimonianza di fede.

Una storia che merita di essere letta perché può solo arricchire e insegnare.




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