16 giugno 2015

INTERVISTA A THOMAS MELIS

Ciao  Thomas ben venuto nel mio Blog, con te apriamo la sezione: intervista con gli autori.

Parlaci di te che cosa fai quando non scrivi? Quali sono i tuoi interessi?

“Prima di ogni altra cosa volevo ringraziarti per avermi dato la possibilità di presentarmi ai tuoi lettori. Cosa faccio quando non scrivo? Cerco di far coincidere la mia vita professionale con le mie passioni, in particolar modo con la scrittura. Mi occupo principalmente della gestione di un’impresa privata e di consulenza aziendale sui finanziamenti europei. Ho fortunatamente avuto la possibilità di ricevere una formazione universitaria e post universitaria che, oltre ad avermi fatto conoscere bellissime città come Firenze, Bologna e Barcellona, mi ha lasciato l’utilissimo tarlo per l’approfondimento, caratteristica senza la quale non sarei mai riuscito a realizzare il mio romanzo. Al di là della narrativa mi interesso soprattutto di saggistica dedicata alla società contemporanea, in particolar modo all’economia e, ancor di più, alla finanza”.   

Quale genere letterario prediligi?

“Su due piedi direi che il mio genere letterario prediletto è quello che viene definito New Italian Epic, rappresentato egregiamente dal Collettivo Wu Ming, da Giancarlo De Cataldo e dallo stesso Saviano. Ho poi una certa passione, evidente visto il genere del mio libro, per i romanzi Noir/Hard Boiled, sia nazionali, come quelli di Carlotto, sia internazionali con maestri statunitensi come Don Wislow, ma anche latinoamericani come Pedro Juan Gutiérrez. Ultimamente ho scoperto un autore campano che si fa chiamare L.R. Carrino, credo che il suo La buona legge di Mariasole sia un romanzo fantastico, una vera bomba. Contiene tutto quello che cerco in un romanzo: forma, storia, personaggi e ambientazioni realistiche”.   

A quale libro non rinunceresti mai?

“Quando affronto questo tipo di discorso tendo a fare una distinzione netta tra la narrativa, in cui inserirei 54 del Wu Ming e la trilogia Romanzo Criminale/Nelle mani giuste/Suburra di De Cataldo, e la teoria politica, che ugualmente ha influenzato molto il mio lavoro e mi ha fornito spunti e idee. In questo novero inserirei il De Cive di Hobbes, Il Principe di Machiavelli e, soprattutto,  La ribellione delle masse di José Ortega y Gasset, il teorizzatore della massificazione della società e del trionfo della mediocrità. Ecco, forse non potrei rinunciare mai a quest’ultimo.”

Quando è nato il tuo amore per la scrittura?

“Ho sempre avuto un forte interesse per la narrativa, sin da bambino, la scelta di scrivere è stata, quindi, quasi una diretta conseguenza. La passione per la lettura mi ha orientato, per esempio, quando ho scelto l’università, iscrivendomi alla facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze e anche successivamente, quando ho intrapreso un Master presso l’Università di Bologna, nel campo della teoria delle relazioni internazionali, materia di studio che si basa largamente su presupposti filosofici e storici e dove, pertanto, la scrittura risulta molto importante. A questo primo bagaglio prettamente teorico, si è sommato quello professionale, nel campo della progettazione sui fondi comunitari e della consulenza aziendale, che mi ha portato a lavorare quotidianamente alla redazione e all’editing di documenti complessi, imponendomi una disciplina estremamente rigida nella produzione dei contenuti. Si è trattato, per così dire, di una palestra di scrittura senza fronzoli e con un registro linguistico estremamente burocratico, ma è servita a farmi intravedere la possibilità di creare un testo articolato, come quello del romanzo, utilizzando nuove metodologie. Un’ulteriore esperienza significativa è venuta, nel frattempo, dalle collaborazioni che ho avuto per alcune riviste on line di attualità politica, che hanno rappresentato l’anello di congiunzione tra la scrittura tecnica del  mio lavoro e quella artistica di A un passo dalla vita”.  

Da dove trai ispirazione?

“Dall’osservazione della realtà quotidiana della società in cui viviamo. Per A un passo dalla vita, per esempio, è stato sufficiente tenere d’occhio le statistiche che i principali quotidiani nazionali hanno fornito negli ultimi sette/otto anni: non ho avuto bisogno di motivazioni ulteriori. Quando sfogli il Sole 24 Ore e leggi che in Italia esistono 10 milioni di poveri, che la disoccupazione è attualmente più alta rispetto alla crisi del ’29, ma che, tuttavia, la metà della ricchezza nazionale totale è in mano al 10% degli italiani, risulta immediatamente chiaro che qualcosa non va, che esiste qualcosa di profondamente sbagliato nella nostra società. Nel Paese più corrotto d’Europa, con le organizzazioni criminali più potenti dell’Occidente, dove la politica ha rinunciato da oltre un ventennio alla propria dimensione pedagogica, è proprio la degenerazione socioeconomica dilagante a produrre il terreno fertile nel quale figure intelligenti e determinate, che si sentono derubate, come Calisto, il personaggio principale del romanzo, trovano le giustificazioni e le motivazioni per scegliere la deriva criminale. Quella di Calisto è una reazione violenta a un’ingiustizia. Di fronte a questa ingiustizia, se si leggono i giornali, esistono due tipi di reazione, entrambe violente: c’è chi decide, dopo l’ennesima umiliazione, di togliersi la vita e chi invece prende la strada del crimine. Ecco, io ho voluto raccontare la storia di chi crede che per non arrendersi sia legittimo anche il male, sia legittima anche la violenza. Ovviamente, al contrario, tutti sappiamo che questa scelta non può che far pagare un prezzo altissimo a chi decide di intraprenderla. Nondimeno, la denuncia dell’incredibile realtà che stiamo vivendo rimane intatta”.

Cosa ne pensi del panorama letterario Italiano?

“La condizione del mercato editoriale è ormai asfittica come il resto dell’economia italiana. L’apertura verso gli esordienti è praticamente nulla e la volontà di rischiare imprenditorialmente su uno sconosciuto è scomparsa, quasi totalmente, con il protrarsi della recessione, a meno che, dietro di esso, non vi sia un agente letterario importante e, soprattutto, potente. L’auto-pubblicazione ha dato possibilità a molti, anche se la ritengo più adatta a chi ha già avuto esperienza di pubblicazione, con case editrici, e vuole magari ottenere una remunerazione maggiore dalle proprie opere. Poi c’è il mercato digitale, unico in crescita secondo le statistiche di vendita del settore. Credo che con l’aumento della diffusione dei dispositivi di lettura elettronici, il mercato digitale sarà sempre più importante e darà ampie possibilità ai nuovi autori. Si tratta di uno sviluppo naturale, dovuto soprattutto all’abbattimento dei costi e alla comodità di utilizzo, è un po’ come essere passati dal compact disk all’mp3, anche se credo che il buon vecchio libro non scomparirà mai. Infatti anche A un passo dalla vita, dopo un primo lancio in versione esclusivamente digitale, ha ricevuto la definitiva pubblicazione in formato cartaceo”.

E di quello straniero?

“Devo ammettere di non conoscere in modo approfondito il mercato straniero, anche perché, di mercati, ne esistono tanti quante sono le principali lingue e ognuno detiene caratteristiche particolari. Riconosco le enormi potenzialità, in particolare, di quello anglosassone e di quello ispanoamericano che fanno riferimento a bacini di potenziali lettori enormi rispetto al mercato italiano. Il nostro mercato inoltre, a quanto dicono le statistiche, ha pochissimi lettori che stanno diventando sempre meno, e tutto ciò si combina negativamente con gli effetti della recessione di cui abbiamo parlato. In ogni caso non ho mai pensato a una traduzione di A un passo dalla vita, che per forma e, in alcuni parti, contenuto non ritengo adatto al mercato straniero, se non dovendo sostenere elevatissimi costi necessari a una traduzione efficace”.

Che cosa senti di suggerire a un autore esordiente?

“Non credo di avere l’esperienza necessaria per dare consigli a un aspirante autore. Mi permetto solo di sconsigliare con forza una cosa: l’editoria a pagamento. Questo mercato è pieno di personaggi che tentano di approfittare della buona fede e anche della vanità dei giovani autori, proponendo soluzioni apparentemente più facili ma eticamente discutibili e alla fine fallimentari anche dal punto di vista pratico. Suggerirei di andare cauti anche con l’autopubblicazione, operazione di tutto rispetto, ma attraverso la quale, l’esordiente, rischia di immettere sul mercato un lavoro non adatto o prematuro. La cosa migliore credo sia armarsi di pazienza e cercare un editore onesto, anche accettando decine di rifiuti, che valuti l’opera e, se adeguata, decida di investire sulla sua pubblicazione. Questo è il percorso che hanno fatto la quasi totalità degli autori affermati e riconosciuti, in Italia e all’estero. Non è un caso”.


Quali modi utilizzi per comunicare con i tuoi lettori?

“Utilizzo principalmente due strumenti: i blog e i social network. Principalmente cerco di tenere una rete di contatti con i tanti blogger attivi in Italia fornendo loro informazioni sulle iniziative legate alle mie pubblicazioni e proponendo il libro per ottenere un loro parere, una recensione. Questa strategia serve ad aumentare la visibilità del romanzo diffondendo il suo nome e anche il mio. Poi utilizzo i social network, in particolare modo i gruppi d’incontro tra lettori e scrittori, per pubblicizzare offerte relative al romanzo e il romanzo stesso. La rete, come per tutti gli altri settori della società, offre grandi possibilità a chi si muove nel mondo dell’editoria, mettendo a disposizione una vastissima platea di potenziali lettori”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?

“Dopo aver pubblicato Platino Blindato, lo spin off gratuito di A un passo dalla vita e aver finalmente visto la realizzazione cartacea di quest’ultimo, mi trovo immerso nella fase di studio che precede la stesura di un romanzo. Sono partito da una piccola idea, per questo nuovo progetto, e ho raccolto il materiale necessario a dargli forma. Ma è ancora tutto molto prematuro. Posso solo dire che, se mai vedrà la luce, il prossimo romanzo sarà ambientato nella mia terra d’origine, la bella e triste Sardegna: un’isola meravigliosa ma ferita in profondità da problemi antichi e moderni allo stesso tempo. Poi esiste anche la possibilità di un seguito di A un passo dalla vita, che diversi lettori mi hanno invitato a realizzare e per il quale esiste lo spazio narrativo necessario. Ancora, però, sono solo ipotesi. L’unica cosa certa è che, grazie al grande lavoro di Lettere Animate,  A un passo dalla vita è disponibile in versione cartacea. Al momento, quindi, il mio progetto principale è di garantire il massimo successo possibile anche alla nuova versione del romanzo, il tradizionale libro di carta. Che poi è proprio ciò che ogni aspirante autore spera di vedere realizzato, un giorno”.

I ROMANZI DI THOMAS



Sinossi

È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza pattinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico.
Cupamente, nella rappresentazione di un dramma collettivo della “generazione perduta”, schiava di un sistema socioeconomico degenere e illusa dalle favole di una televisione grottesca, si snoda questa storia di ingiustizie e tradimenti, ma anche di amicizie e amori forti tragicamente condannati. Perché il male non arriva mai per caso e la vita non dimentica mai nulla, non perdona mai nessuno.

"Questo libro ha le qualità di un piccolo capolavoro". scrittura-mania.blogspot.it

"Una storia nuda e cruda, raccontata in modo magistrale". paroleacolori.com

"Una scrittura potente e precisa come una fucilata". ilforzieredeilibri.blogspot.it

"Un realistico ritratto di una città e di una generazione, con tutti i problemi che le caratterizzano". ilariagoffredoromanzi.wordpress.com

"Melis usa un linguaggio diretto e incisivo che riesce a tenere il lettore incollato sulla pagina".
ilrumoredeilibri.blogspot.it

"Se è vero che in un romanzo il linguaggio ha parte fondamentale nel valore di un'opera, qui abbiamo davvero un buon lavoro".
ebbrezzadellacultura.blogspot.it

"Se siete alla ricerca di buoni sentimenti, questo non è il libro che fa per voi. Se invece siete disposti ad imbattervi in quella società che non ha nulla da perdere e ha visto andare in frantumi l’idea di futuro, A un passo dalla vita vi aspetta". nuovepagine.it

"Un testo crudo, spudoratamente reale ed espressivo". chelibroleggere.blogspot.it
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Sinossi

Condannato al soggiorno obbligatorio nel centro nord. In una Firenze mai nominata lontana dai tesori artistici e dalla bellezza rinascimentale. Inizia così la storia di Liggio, un meridionale "amico degli amici", pronto a ricominciare da zero grazie a un linguaggio internazionale: quello dei soldi sporchi. L'incontro con vecchie conoscenze, l'arrivo di nuovi concorrenti e di un'organizzazione sempre più potente, nello scenario della rivoluzione degli equilibri mondiali post 1989 e della mutazione del mercato criminale italiano. In una zona dell'economia preziosa e grigia come platino: come Platino Blindato.
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