SARA GAVIOLI
Ciao Sara,
presentati e racconta qualcosa di te. Qual è il percorso che ti ha portata a
scrivere il tuo primo libro? Come ti è nata la passione per la scrittura?
Salve, e grazie per questa intervista.
In realtà ho sempre scritto. Fin da bambina
scrivevo sui miei diari personali, poi pian piano ho iniziato a provare con la
poesia e i racconti. Questa però è la prima volta che mi cimento nella stesura
di un romanzo, e devo dire che portarlo a compimento è stata una bella
soddisfazione. Volevo mettermi alla prova.
Al momento vivo a Milano, dove sto
frequentando dei corsi di editoria e redazione. Sono siciliana ma ho deciso di
spostarmi al nord per darmi una possibilità.
Da grande voglio diventare una vecchietta
estrosa circondata da gatti e librerie piene. Sono sulla buona strada
Presentaci il
tuo lavoro: Un certo tipo di tristezza. Si tratta di un romanzo molto particolare,
lo definirei intimista. Da cosa nasce la storia? Nasce da qualche tua
ispirazione particolare oppure hai seguito un filone che ti piaceva come
lettrice?
Chiunque scrive ciò che vorrebbe leggere.
Io amo le storie in cui domina l'introspezione rispetto all'azione, ambientate
ai giorni nostri e nel nostro mondo, con protagonisti diversi dal solito. Per
questo, da un'idea che avevo in mente da anni è nata l'avventura di Anna. Solo
alla fine della prima stesura mi sono accorta che parlavo della mia generazione:
la difficoltà nell'inserirsi in una società blindata, la confusione che si
prova di fronte ai form del curriculum europeo. La storia nasce, di base, da
una riflessione su come ci si sente oggi ad avere tra i venti e i trent'anni (o
magari poco più) e dalla mia passione per i diari, per i luoghi isolati e per
la neve.
Sono molto affezionata a questa storia,
l'ho coccolata per anni. Avevo in mente la situazione: una ragazza che si trova
in un luogo isolato e ne è felice. Anna poi è cresciuta da sola come
personaggio, e mi ha dato la possibilità di affrontare temi attuali senza
nemmeno programmarlo troppo. Sono fortunata ad averla come protagonista
La
protagonista del tuo romanzo, Anna, sembra essere un personaggio fragile e
complesso, che cerca una propria via alla difficoltà del vivere. Parlaci di lei
Anna è una ragazza che si è arresa: non
riuscendo a trovare un posto nel mondo, ha scelto di rimanere sotto le coperte
al sicuro. È un personaggio pieno di contraddizioni: da un lato dice di essere
sempre stata lodata per le sue capacità, dall'altro accusa il mondo di non
apprezzarla perché non è riuscita ad avere successo. Pur avendo trent'anni, di
fatto è un'adolescente piena di insicurezze che evita ogni contatto per timore
del rifiuto. Non è un'eroina o una bellissima protagonista perfetta che alla
fine trionferà per forza: è solo una ragazza.
Parlando di lei volevo parlare di quanto
sia difficile oggi sentirsi a proprio agio: le viene chiesto di elencare le sue
skill, le sue competenze, ma in realtà non sa quali siano e rimane perplessa.
Si è convinta di non averne, alla fine. Infatti parla di se stessa come di un
insetto che non ha la capacità di pagare le bollette, pensando che chiunque lo
pretenda dev'essere pazzo.
Seguendola vien voglia di scuoterla e farla
ragionare. Però la maggior parte dei lettori mi confessa di rivedersi parecchio
in lei e nei suoi pensieri strambi. E pensare che quando scrivevo temevo di
renderla insopportabile!
Nel tuo libro
incontriamo anche il personaggio di Lidia, che offre lo spunto per analizzare
il particolare momento che sta vivendo la generazione di oggi. Lidia sembra
gridare la propria rabbia al mondo, tenta più volte il suicidio. Che messaggio
vuoi mandare attraverso il “rumoroso” modo di Lidia nell'affrontare le proprie
difficoltà esistenziali?
Già. Lidia è una degli abitanti del paesino
che si trova poco distante dalla casa. Le strade di lei e Anna si incrociano un
po' per caso, come spesso succede. Il lettore inizia a conoscere Lidia come una
ragazza un po' strana, scontrosa, "problematica", come viene
descritta dal barista all'inizio. Mi piace però pensare che, alla fine della
storia, l'amicizia tra Anna e Lidia rimanga e cresca. Forse lei è il tipo
giusto per una come la mia protagonista
Sembra la
descrizione di un bel rapporto di amicizia tra due coetanee...
Sì, solo che Anna non mette il naso fuori
di casa da anni e Lidia è stata spedita in paese per distrarsi dai suoi
problemi psicologici. Sono due coetanee particolari, diciamo. O magari due
coetanee perfettamente nella norma, oggi come oggi
Se dovessi
invogliare un lettore all'acquisto del tuo libro, come glielo presenteresti?
Per quale motivo dovrebbe leggerlo?
Consiglio il mio romanzo a chi ama
l'introspezione, a chi apprezza la possibilità di spiare nella mente dei
personaggi e di vivere per un po' nei loro panni. Si tratta di una storia
basata sulla crescita, sulla maturità, che può far riflettere sul mondo di
oggi. E se amate la vecchia cartoleria, le librerie colme di libri polverosi e
le case isolate in montagna, non dovreste perdervelo
Se dovessi
associare il tuo libro ad un oggetto quale sceglieresti?
Uhm, un oggetto, vediamo... In realtà non è
difficile: un diario. Ma uno di quelli vecchi, un po' rovinati, con la stampa
in copertina che inizia a perdere colore. La stampa sarebbe a fiori,
ovviamente. Se leggerete il romanzo capirete perché
Approfittando
del fatto che il tuo romanzo sembra essere un po' diverso dai soliti cliché ti
faccio un'altra domanda. Nei cataloghi editoriali vediamo una forte
schematizzazione in generi ben definiti. Può essere che dietro l’accentuazione
di questo fenomeno si nasconda la necessità di dar seguito alla pigrizia del
pubblico, che preferisce andare sul sicuro anziché cercare romanzi innovativi
che abbiano il coraggio di andare un po’ fuori dagli schemi?
Si tratta di un problema che vivo sulla mia
pelle: pochi sanno cosa sia un “romanzo di formazione”, e me ne accorgo sempre
più. Tra l'altro io preferisco la narrativa non di genere, e se andiamo avanti
così sarà sempre più difficile trovarne. Che dire? Date una possibilità anche a
qualcosa di diverso rispetto al solito, ogni tanto. E io magari proverò a
leggere un romanzo rosa: un bel libro è un bel libro, il genere conta poco
Leggo davvero di tutto, anche se come
dicevo tendo a evitare opere troppo legate a un genere. Da poco ho anche
iniziato a esplorare il mondo delle visual novel, per esempio. Scelgo spesso
titoli pubblicati da case editrici molto piccole e quasi sconosciute, perché
chiunque ami la scrittura dovrebbe sostenere chi scommette ancora sui nuovi
autori. E spesso trovo delle perle. Provate anche voi
Quanta
importanza dai allo stile di scrittura rispetto alla trama della storia?
Talvolta ci si trova davanti un libro scritto bene ma noioso e povero di
contenuti oppure a una storia bella e avvincente presentata con uno stile rozzo
e approssimativo. Quale dei due estremi non sopporti proprio?
Direi che con lo stile giusto si può
rendere interessante anche un libro che non ha chissà quale trama. È una
domanda complicata, perché dipende. Entrambi gli aspetti sono importanti, ma io
preferisco un romanzo interessante, curato, originale e con una “voce” diversa
dal solito a uno piatto, sgrammaticato e narrato in modo banale ma con una
trama ben delineata. Non penso sia possibile creare una bella storia senza
avere un proprio stile particolare.
Se però si tratta di un libro “povero di
contenuti” c'è poco da dire. Ecco: per me sono i contenuti a contare davvero, e
spesso vengono trasmessi proprio attraverso lo stile. In genere ne preferisco
uno semplice, poco arzigogolato, non pomposo. Secondo me, con la giusta combinazione
di parole comuni si possono fare meraviglie
L’editing e la
pulizia dei testi sono elementi importanti nella presentazione di un libro.
Sotto quest’aspetto fai tutto da sola oppure ti affidi ad aiuti esterni?
Non è possibile fare editing da soli. Non
si può avere il distacco necessario a notare gli errori se si legge una propria
creazione. Al momento sto frequentando il corso di editoria dell'agenzia
letteraria Herzog, e sto facendo esperienza tramite il contatto con diversi
autori. Nonostante questo, anche essendo editor io stessa, per ciò che scrivo
devo confrontarmi con altre persone come chiunque.
Tra l'altro, io ho da parte un file in cui
sto annotando tutte le osservazioni e i pareri che mi offrono i lettori.
Ascoltare chi legge, specie per un'esordiente, è fondamentale e aiuta a
migliorarsi
Secondo te
quanto tempo ci vuole tra un romanzo e l'altro? Intendo: quanto tempo bisogna
stare dietro a un romanzo pubblicato, prima di passare al lavoro successivo?
Scrivere è un lavoro: bisogna darsi delle
regole, organizzarsi.
Io sto ancora imparando. Al momento ho in
corso due prime stesure e credo non sia l'ideale. Converrebbe forse
concentrarsi su una cosa alla volta e mettere da parte le buone idee per il
futuro.
Ogni scrittore, comunque, ha i suoi tempi
personali. Se l'idea c'è, si può iniziare a scrivere qualcosa di nuovo anche un
giorno dopo la pubblicazione del titolo precedente. Un po' di riposo però ci
starebbe bene, anche per liberare la mente.
Ai giorni nostri, tra l'altro, l'autore
deve investire molto tempo nella promozione e potrebbe essere troppo impegnato
per lavorare a qualcosa di nuovo. Basta non avere fretta e far bene quello che
si fa
Che cosa pensi
dell'editoria italiana? I giovani autori hanno più possibilità di emergere
rispetto al panorama mondiale? In Italia pare si guardi agli autori stranieri
con un occhio più benevolo, affascinati dal contesto d'oltreoceano, sei
d'accordo?
Se parliamo della "grande"
editoria, sì. In realtà però in Italia esistono un sacco di piccole case editrici
che quasi nessuno conosce. Per chi vuole emergere è importante frequentare le
fiere, gli eventi, i luoghi in cui gli editori cercano di promuoversi. Se noi
stessi non supportiamo le realtà più piccole, che molto spesso pubblicano
esordienti, chi lo farà? Occorre quindi farsi un esame di coscienza: gli
scrittori sono tantissimi, i lettori pochi. Se ogni aspirante scrittore
leggesse esordienti, saremmo a posto e forse verremmo pubblicati più facilmente
Come curi
l'aspetto promozionale della tua attività di scrittrice?
“Un certo tipo di tristezza” è stato
pubblicato dalla Inspired Digital Publishing, quindi l'editore mi aiuta nella
promozione. Ho rilasciato diverse interviste, contattato lit-blog e booktuber,
e ho anche realizzato un video con la lettura di un brano dal romanzo. Ne sono
particolarmente orgogliosa. Ascoltare la lettura di un brano del proprio
romanzo è molto emozionante, io ogni tanto lo ascolto di nuovo e mi brillano
gli occhi
Ci sono
particolari elementi della tua formazione o del tuo percorso di vita che hanno
influenzato la scrittura o tutto vi trova spazio?
Mio padre faceva il bibliotecario e amava i
libri con una passione commovente. La casa nella quale sono cresciuta è sempre
stata colma di volumi antichi e nuovi, ficcati in ogni scaffale per mancanza di
spazio. Mi raccontavano storie ogni sera prima di dormire, ne inventavano per
me, mi incoraggiavano a inventarne da sola. Penso che questo abbia avuto un
ruolo importante nel mio interesse per la scrittura
Un libro
famoso che ti ha fatto innamorare e uno che invece non sei riuscita a digerire…
Questa è la domanda che temo sempre, perché
potrei elencare tantissimi titoli. In questo periodo sono innamorata di “Gone
girl”, scritto da Gillian Flynn. Penso sia abbastanza famoso, no? Da poco ho
scoperto “Neve, cane, piede” di Claudio Morandini, davvero un bel libro che se
non è famoso dovrebbe esserlo. Ora sto leggendo “Le correzioni” di Franzen.
Uno che non mi è piaciuto? Ho provato a
leggere “Cinquanta sfumature”, ma mi sono addormentata
Se ti chiedo
ebook o cartaceo, che cosa mi rispondi?
Entrambi. Perché togliersi delle
possibilità? La lettura in digitale ha i suoi vantaggi così come quella in
formato cartaceo. Basta saper scegliere in base a cosa conviene: c'è una
differenza di prezzi e di reperibilità, senza contare che con il servizio MLOL
prendo in prestito un sacco di e-book gratuitamente senza nemmeno dover uscire
di casa. Non smetterò mai di comprare anche libri “fisici”, ma penso che
chiunque ami leggere lo fa in entrambi i modi senza troppi problemi
Un'ultima
domanda per chiudere quest'interessante chiacchierata mattutina. Progetti per
il futuro?
Tanti. Continuerò a scrivere ma anche a
leggere: ho intenzione di approfondire le mie conoscenze del mondo editoriale e
di andare avanti come editor. Dare una mano agli autori mi piace tantissimo, e
sentirmi dire che il mio lavoro è utile mi rende felice. Nel frattempo ho già
in cantiere un secondo romanzo e una raccolta di frammenti. Non sto con le mani
in mano, insomma. Vedremo!
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