29 giugno 2016

DANIELA NARDI

SOGNATORI IN SEGNALAZIONE

 

DANIELA NARDI

 
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Donatella è una diciottenne studentessa di liceo, alle prese con l’ultimo, impegnativo anno di scuola e con gli alti e bassi dell’amicizia e dell’amore. Le sue amiche, Loredana e Diana, diversissime per carattere e temperamento, sono fonte di stress, ma anche leali consigliere e spalle su cui piangere quando si è in crisi. E con l’amore si sa, c’è sempre qualche nuvola all’orizzonte. Ambientato nell’atmosfera ottimista dell’edonismo Reaganiano anni ’80, il racconto di un anno di crescita emotiva, tra amori difficili e amicizie in pericolo. Una storia viva, gustosa, ironica, che pone l’accento sulla difficile transizione tra l’adolescenza e l’età adulta.
 
 

BIOGRAFIA

 Daniela Nardi è nata a Napoli nel 1964, ha studiato presso il liceo classico Vittorio Emanuele II e in seguito ha frequentato l’Università Federico II. Ha collaborato a diversi blog letterari, tra i quali Sul Romanzo e Il Momento di scrivere. E’ stata membro del comitato di lettura di una piccola casa editrice genovese e da due anni si è trasferita nel basso Lazio con la famiglia. Nel 2014 ha pubblicato con Lettere Animate la raccolta di racconti Carne Umana e, sempre con la stessa casa editrice, nel gennaio del 2016 è uscito il suo primo romanzo Mille giorni d’Inverno.

Doty si macerò nel malumore per tutto il pomeriggio, rimuginando sulle frasi che aveva detto e su come le aveva dette; forse il tono usato era stato troppo melodrammatico, ma no, il tono era giusto, era l’argomento che era sbagliato! Però in fondo era legittimo pensar male anche se, a rifletterci, Davide non è il tipo che possa piacere a Lory, sì comunque pure lei che non è stata sincera! E io, che sembravo la statua dell’onore offeso quando l’ho affrontata? Ridicola, ridicola, ridicola!
Passò la serata accompagnata dall’eco di quella sentenza senza appello che si era autoinflitta e che, per quanto si sforzasse di considerarla un giusto esercizio di saggezza e maturità, le aveva lasciato un senso d’amarezza profonda. Una bella amicizia era stata messa in discussione per un suo stupido atteggiamento mentale, e non era la prima volta che accadeva.
Sergio doveva saper leggere nella mente, perché non insistette e rimase pensoso per tutto il tragitto. Quando giunsero sotto il portone, Donatella fece per scendere senza nemmeno dirgli ciao, ma lui la bloccò e, nonostante la sua reticenza, cercò la sua bocca e la baciò, un bacio vero stavolta, profondo e carico di desiderio, che fece fremere ogni fibra del suo corpo; le labbra scesero sul collo, morbide e calde, le mani cercarono i seni stringendoli da sopra il vestito; senza rendersene conto lei si protese, sentì un’ondata di dolcezza risalire fino alla gola in un rantolo ansimante che non riuscì a trattenere. Lui la guardò negli occhi, accarezzandole le labbra e il viso, sovrastandola, sconvolgendola. Si staccò da lei lentamente, riprendendo il controllo
– Ti telefono. – disse, mentre Doty si ricomponeva frastornata.
Scese dalla macchina e lo contemplò mentre si dileguava dietro l’angolo del palazzo. (Solo Ieri cap.7)
L’eco delle ultime parole, pronunciate con disperata violenza, fu avvolta nel silenzio pesante come piombo. Diana, pallida, rimase lì a torcersi le mani, Doty aveva gli occhi inchiodati al suolo. Da lontano si sentì il rumore scomposto di un autobus che arrancava.
Luca si alzò senza guardarle. – Va’ avanti con la tua vita e non tornare mai più a cercarmi. – disse e si allontanò, alzandosi il bavero della giacca striminzita, col passo veloce e guardingo di un ladro.
Il pullman si arrestò alla fermata e spalancò le porte sbuffando; Diana si drizzò e Doty stava per dirle qualcosa di molto stupido e banale come «Mi dispiace» oppure «Come ti senti» perché non sapeva cos’altro dire, quando lei la fermò. – Ti prego, non dire niente! – mormorò – Voglio solo andarmene da qui! (Solo Ieri cap. 13)
 
 Avrebbe desiderato avere ancora un po’ di tempo, per abituarsi all’idea e accettare il fatto che dal prossimo anno non ci sarebbero più stati gli incontri quotidiani con la classe, le assemblee, i cineforum, le interrogazioni programmate, l’intervallo in cortile e tutte quelle piccole e stupide cose che solo ieri facevano parte della sua vita e che, in qualche modo, la facevano sentire protetta, come se la condizione di studentessa liceale la esonerasse dalle asprezze del mondo.
 
 

 
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