06 maggio 2017

Recensione "Non è mai troppo presto per amare" di Eugenio Nascimbeni.




Trama

Fabio, dodici anni, un quartiere metropolitano di cui conosce ogni angolo, un gruppo di amici con cui passare le giornate. Poi le lunghe vacanze in campagna, dagli zii, e l'incontro che sconvolgerà la sua esistenza e le sue piccole grandi certezze, quello con la bellissima Lea, di due anni più grande. Un amore a prima vista, totale e profondo, come totali e profondi possono essere i sentimenti vergini di chi si affaccia alla vita. Passando dagli scorci di Milano all'entroterra di Pesaro, Nascimbeni riesce con delicata maestria a delineare lo sbocciare del sentimento nell'animo di Fabio, suscitando nel lettore un'empatia totalizzante nei confronti del piccolo protagonista. La prosa, curata e fluida, risveglia nella memoria tempi, cadenze e sensazioni in perfetto sincronismo con l'evolversi del narrato, ottenendo il miracolo di mescolare la fantasia con la realtà che ci appartiene.
"Per lei avrei fatto di tutto, qualunque cosa mi fosse stata chiesta. Quello che nessuno poteva costringermi a fare era smettere di amarla con tutto me stesso, anche se sembrava proprio che lei non mi volesse più."


Recensione


Recensione a cura di Silvia Maira

Ho iniziato a leggere questo romanzo affascinata dal suo titolo “Non è mai troppo presto per amare” e mi sono trovata completamente immersa nella lettura di un libro che mi ha rapita, trasportandomi nell’atmosfera del secolo scorso, nei magici anni ’60, quando tutto era più semplice, non esistevano i  social e la vita era piena e ricca di amicizie reali e non virtuali.

Accompagnata da note di canzoni evergreen, citate nel romanzo, pagina dopo pagina, mi sono appassionata alla storia e alla vita di Fabio, adolescente milanese, che vive le sue giornate tra la scuola, la casa e un improvvisato campo di calcio dove lui, portiere dei Diavoli Gialli, sogna di diventare come i grandi campioni di calcio e di indossare la maglia della nazionale. 

Fabio si emoziona al pensiero di poter far vincere alla sua squadra quella che chiama la partita del secolo contro i Ramarri. Sogna di fare la parata della salvezza e di diventare il mito indiscusso tra i suoi amici.

Mi sono appassionata a leggere, non senza emozione, i minuti salienti di quella partita che vedrà vincitori i Diavoli Gialli e laureerà Fabio al ruolo di miglior portiere.

Solo allora potrà partire in vacanza, lasciare il caldo afoso di Milano, per andare dagli zii, a Trebbiantico, nel pesarese.

Gli dispiacerà tuttavia lasciare gli amici, i suoi genitori che lo raggiungeranno poco dopo, ad agosto, e la sua città, Milano.
"Chi veniva da fuori la trovava sporca, piena di smog, umida e poco accogliente, soprattutto durante le lunghe giornate invernali, quando la nebbia calava inesorabile ricoprendo ogni cosa col suo mantello appiccicoso che sporcava i profili austeri ed eleganti dei palazzi o il baluginio tremolante dei semafori.
io, invece, la trovavo bellissima."

A Pesaro ad attenderlo, oltre agli zii, ci sarà suo cugino Celso, compagno di giochi di molte estati.
Sarà proprio durante una di quelle giornate estive   a Trebbiantico che la storia entra nel vivo. Fabio, che fino ad allora ha pensato che l’unica cosa a far battere il suo cuore potesse essere una partita di calcio , conosce l’amore e si rende conto che non è mai troppo presto per amare.
Si tratta del primo amore, quello che fa battere forte il cuore, toglie l’appetito e il sonno e fa sognare ad occhi aperti.
"Una valanga di sensazioni nuove e sconosciute si stava riversando nel mio cuore senza che fossi ancora in grado di interpretarle e neppure di dar loro un nome appropriato."
Se credete di trovarvi di fronte al solito romanzo su un flirt estivo vi sbagliate di grosso!
La storia è molto emozionante, ricca di tanti particolari che riportano indietro nel tempo, proprio in quegli anni, se ne avverte il sapore, l’atmosfera e quella dolce nota un po' malinconica e un po' romantica.
Le serate all’aperto, trascorse nell’aia davanti casa, in compagnia dei vicini di casa, tra chiacchiere e buona musica, quella di una fisarmonica. Le note di Rosamunda e di Marina echeggiano nell’aria, invitano a ballare e rinforzano quel tenero sentimento, fatto di sguardi complici e baci rubati  dati di nascosto.
Anche il primo amore conosce i suoi alti e bassi, le invidie e le gelosie e persino le maldicenze. Siamo in un piccolo paese del pesarese, in cui vige ancora una forte e indiscussa autorità paterna, in cui la vita è scandita dai ritmi del lavoro sui campi, lavoro difficile e pesante, che rendi gli uomini duri e di poche parole.
Fabio conoscerà sia l’amore sia le sofferenze d’amore. E sembra essere quasi un cavaliere sembra ombra e senza macchia che parte in battaglia per riconquistare la sua bella. Non userà tuttavia armi, ma solo l’amore che nutre verso di lei e che è custodito nel suo cuore.
L’autore trascina il lettore verso un finale imprevisto e imprevedibile, lasciando il lettore emozionato fino alle lacrime, stupito, incredulo.
Un finale che mi ha fatto riflettere sul mistero della vita…
L’autore usa uno stile narrativo ricco di similitudini e metafore che conferisce alla storia un crescendo narrativo ed emotivo.
La lettura tuttavia risulta fluida, lo stile ricco ma mai pesante, la storia semplice ma mai scontata.

Valutazione





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