SINOSSI
Un vecchio baule, alcune lettere ingiallite e una foto in
bianco e nero.
Un misterioso dipinto, smarrito nell’oblìo del tempo e dei
ricordi.
Gli ingredienti per una storia avvolta dal mistero sono
tutti racchiusi in un romanzo evocativo e sensuale, in cui presente e passato
si intrecciano e si fondono.
Un viaggio letterario che ci accompagna lungo le stradine
del Monferrato, tra le colline del Piemonte, fino a catapultarci in Irlanda, in
un antico maniero, tra suggestive atmosfere e scenari da brivido.
A poche settimane dalle nozze, la futura suocera dona a
Eleonora il corredo di famiglia, contenuto in un vecchio baule. Al suo interno,
la ragazza trova uno scrigno in cui sono custodite alcune lettere ingiallite,
risalenti al Secondo Dopoguerra, e una foto in bianco e nero di una neonata. Il
destinatario della missiva è Ascanio, bisnonno di Alessandro, suo futuro
marito. Ma chi è la misteriosa Bel che ha firmato quelle lettere cariche
d’amore? E chi è la bimba ritratta nella foto? C’è un solo nome, “Adelle”, sul
retro della fotografia, e una data, 1947.
Eleonora e Alessandro iniziano le loro ricerche, che li
condurranno in Irlanda. Qui, in un antico maniero avvolto da un’aura
suggestiva, verrà loro svelato il mistero che ruota intorno alle lettere e a un
misterioso dipinto, che pare nessuno abbia mai visto. È davvero esistito o è
frutto dell’immaginazione popolare? E se esiste, dove si trova?
Le vicende sono narrate seguendo due stili e due registri
linguistici differenti, per una precisa scelta dell’autrice.
Eleonora parla in prima persona, al presente, e narra le
vicende accadute ai giorni nostri.
Ciò che è successo nel Secondo Dopoguerra viene, invece,
raccontato in terza persona al passato, quasi come fosse una favola, da un narratore
esterno.
Due rigorose scelte linguistiche per dare il giusto ritmo a
una narrazione in cui il lettore non è solo semplice spettatore, ma viene preso
per mano e accompagnato, insieme ai personaggi, in quello che si rivelerà un
viaggio emozionante, in cui la suspense la farà da padrona.
Recensione
Le colline piemontesi del Monferrato, rese vive nelle
dettagliate descrizioni della scrittrice, fanno da sfondo alle vicende del
romanzo. Eleonora e Alessandro Tenaglia sono la coppia del momento, prossimi
alle nozze, hanno raggiunto un importante riconoscimento per il loro lavoro.
Alessandro è l’erede dei Tenaglia, una delle più note famiglie di viticoltori e
tra quei vitigni è nato e cresciuto, ereditando dal padre e prima ancora dal bisnonno,
la passione per la produzione e la creazione di vini pregiati. Condivide il suo
lavoro e il suo successo con la madre Francesca e con la sua Elly. La capacità
descrittiva della Pigino è davvero straordinaria, ciò non solo per quello che
riguarda il paesaggio raccontato con una tale maestria che il lettore avrà
quasi l’impressione di essere davvero stato in quei posti, a passeggiare per le
stradine del Monferrato e tra le stanze della vetusta tenuta Tenaglia, ma anche
per quanto riguarda gli odori.
Durante la mia lettura ho avuto quasi l’impressine di
percepire l’odore del mosto e del vino conservato nelle botti, sono riuscita a
vederne il colore e il riflesso, ho avuto quasi l’impressione di aver realmente
visitato le cantine Tenaglia e passeggiato tra file di grandi botti di legno
antiche.
Ciò che rende il romanzo degno di attenzione è il delicato
intreccio che corre su due livelli temporali paralleli: i giorni nostri e il
secondo dopoguerra.
Tutto inizia il giorno in cui Francesca decide di donare alla
nuora il suo corredo, quello buono ricamato da abili mani, conservato in un
baule in soffitta. Nascosto tra pregiate lenzuola e tovaglie c’è un cofanetto
che contiene lettere ingiallite che hanno tutta l’aria di essere state
conservate lì perché nessuno li trovasse. Elly e Francesca sono curiose, le
rigirano tra le mani, le leggono e scoprono che sono indirizzate da una certa
Bel ad Ascanio, il bisnonno di Alessandro. Tra quelle lettere è custodita anche
la foto di una bambina. C’è un solo nome, Adelle, sul retro della fotografia, e
una data, 1947.
Chi sono Bel e Adelle? Francesca scava tra i ricordi
cercando di far affiorare aneddoti e particolari, tuttavia non ricorda nulla di
veramente interessante al di là del nome di una villa abbandonata da decenni, vicina
alla tenuta Tenaglia, villa Arabella.
“Quella che una volta
doveva essere un’elegante tinta pastello ha lasciato il posto a un colore
sbiadito, che ricopre la dimora con una coltre di tristezza. Alcune delle
persiane che nascondono le ampie finestre sono semiaperte. Probabilmente opera
delle intemperie. Alla fine del vialetto, ciò che rimane di una fontana. Il
marmo ricoperto dal muschio. I gradini che conducono all’ingresso sono
ricoperti da rami secchi, trasportati dal vento. Sul retro della villa, tutte
le persiane sono chiuse. L’ingresso principale è stato sprangato. Anche il muro
di cinta che circonda la villa è ricoperto di muschio. Un’insidiosa vegetazione
ne lambisce i muri. Ogni singolo mattone, ogni centimetro di questa antica
dimora, sembra rimandare a qualcosa di remoto, ormai dimenticato. Un periodo
passato e, ahimè, perduto.”
La villa nominata anche da Bel nelle sue lettere non aggiunge
nulla di nuovo per comprendere il mistero delle lettere.
La stessa figura del bisnonno Ascanio sembra essere avvolta
da un’aura di mistero per quanto riguarda il suo passato.
“Sembra quasi che
tutto ciò che riguarda Ascanio sia avvolto dal mistero. Diceva che, quando
lavorava sotto il sole, nella vigna, non stava mai a torso nudo, a meno che non
fosse da solo».
«Forse per una
questione di pudore».
«No, Eleonora. C’è
dell’altro. Pare che chi l’ha visto abbia notato degli strani segni…».
«Segni?»
«Sì, segni. Sulla
pelle. Sulla schiena, in particolare».
«Dovuti a cosa?».
«Vorrei saperlo. Gli
anziani del posto parlavano di strani riti, di sabba, ma sono solo
dicerie».
Cosa lega Bel e Ascanio?
Ad un certo punto tra le chiacchiere e i ricordi spunta la
storia di un misterioso quadro che sembra avesse dipinto Ascanio.
Quel dipinto potrebbe avere un ruolo in tutta quella
vicenda, anzi potrebbe esserne la chiave di volta.
Dov’è quel quadro? Esiste ancora? Cosa raffigura e chi lo
custodisce?
Tutto ciò incuriosisce moltissimo Elly che decide di
iniziare una sua indagine per districare la matassa.
Sono domande che il procedere della lettura rivelerà e lo
farà in un modo totalmente coinvolgente, anzi direi avvolgente. La scrittrice
presenta i personaggi uno ad uno,
racconta le loro vicende, i sentimenti e il travaglio interiore. Il lettore si
affeziona, si sente coinvolto, partecipa ai loro drammi.
La storia oltre che sue due livelli temporali si svolge
anche in un due luoghi diversi. Gloria Pigino ci porta in Irlanda, tra le mura
di un antico e austero castello in cui sono troppe le porte chiuse a chiave che
nascondono segreti mai svelati. Un castello che si trova a strapiombo sul mare
che a sua volta è stato, involontariamente, testimone di un dramma.
“Il Dipinto” non è il racconto puro e semplice di una storia
d’amore, ma la storia di una famiglia, di segreti mai svelati, di verità venute
a galla in modo violento e che hanno avuto conseguenze drammatiche.
“Il Dipinto” è la storia di un grande amore, forte più del
tempo, capace di affrontare indicibili difficoltà e tuttavia non in grado di
superarle perché si scontra contro un muro di cinismo, crudeltà, egoismo.
Contro una mentalità retrograda e maschilista che distrugge tutto e offende
perfino la vita stessa.
“Il Dipinto”
racconta, descrive, trasmette emozioni, coinvolge. Ed è tante emozioni insieme:
è la storia dolcissima di un amore senza fine e uno straziante grido di dolore
che lacera l’anima.
Tutto ciò raccontato con garbo e stile, con una penna
elegante, con un lessico ricercato e una straordinaria capacità descrittiva,
come già detto prima.
La penna Pigino è cresciuta e “Il Dipinto” ne è l’esempio.
Il romanzo è curato in ogni dettaglio, dalla prefazione con una poesia che anticipa in versi quello
che poi leggeremo nel corso della storia, alla cover realizzata di proposito
per il libro.
Gloria Pigino infatti ha cercato il volto della sua
protagonista tra decine di modelle, ne ha scelto una e lei sarà per i lettori
Bel.
I miei complimenti ad un self, dall’editing perfetto, che
meriterebbe di emergere nel mare dei self e che non ha nulla da invidiare ai
romanzi pubblicati dalle grandi CE.
Silvia M.
Bellissima recensione! Gloria è fantastica e merita ogni bene!
RispondiEliminaBellissima recensione! Gloria è fantastica e merita ogni bene!
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