28 novembre 2017

Recensione in anteprima. Il Dipinto di Gloria Pigino.


SINOSSI


Un vecchio baule, alcune lettere ingiallite e una foto in bianco e nero.
Un misterioso dipinto, smarrito nell’oblìo del tempo e dei ricordi.
Gli ingredienti per una storia avvolta dal mistero sono tutti racchiusi in un romanzo evocativo e sensuale, in cui presente e passato si intrecciano e si fondono.
Un viaggio letterario che ci accompagna lungo le stradine del Monferrato, tra le colline del Piemonte, fino a catapultarci in Irlanda, in un antico maniero, tra suggestive atmosfere e scenari da brivido.
A poche settimane dalle nozze, la futura suocera dona a Eleonora il corredo di famiglia, contenuto in un vecchio baule. Al suo interno, la ragazza trova uno scrigno in cui sono custodite alcune lettere ingiallite, risalenti al Secondo Dopoguerra, e una foto in bianco e nero di una neonata. Il destinatario della missiva è Ascanio, bisnonno di Alessandro, suo futuro marito. Ma chi è la misteriosa Bel che ha firmato quelle lettere cariche d’amore? E chi è la bimba ritratta nella foto? C’è un solo nome, “Adelle”, sul retro della fotografia, e una data, 1947.
Eleonora e Alessandro iniziano le loro ricerche, che li condurranno in Irlanda. Qui, in un antico maniero avvolto da un’aura suggestiva, verrà loro svelato il mistero che ruota intorno alle lettere e a un misterioso dipinto, che pare nessuno abbia mai visto. È davvero esistito o è frutto dell’immaginazione popolare? E se esiste, dove si trova?
Le vicende sono narrate seguendo due stili e due registri linguistici differenti, per una precisa scelta dell’autrice.
Eleonora parla in prima persona, al presente, e narra le vicende accadute ai giorni nostri.
Ciò che è successo nel Secondo Dopoguerra viene, invece, raccontato in terza persona al passato, quasi come fosse una favola, da un narratore esterno.
Due rigorose scelte linguistiche per dare il giusto ritmo a una narrazione in cui il lettore non è solo semplice spettatore, ma viene preso per mano e accompagnato, insieme ai personaggi, in quello che si rivelerà un viaggio emozionante, in cui la suspense la farà da padrona.


Recensione

Le colline piemontesi del Monferrato, rese vive nelle dettagliate descrizioni della scrittrice, fanno da sfondo alle vicende del romanzo. Eleonora e Alessandro Tenaglia sono la coppia del momento, prossimi alle nozze, hanno raggiunto un importante riconoscimento per il loro lavoro. Alessandro è l’erede dei Tenaglia, una delle più note famiglie di viticoltori e tra quei vitigni è nato e cresciuto, ereditando dal padre e prima ancora dal bisnonno, la passione per la produzione e la creazione di vini pregiati. Condivide il suo lavoro e il suo successo con la madre Francesca e con la sua Elly. La capacità descrittiva della Pigino è davvero straordinaria, ciò non solo per quello che riguarda il paesaggio raccontato con una tale maestria che il lettore avrà quasi l’impressione di essere davvero stato in quei posti, a passeggiare per le stradine del Monferrato e tra le stanze della vetusta tenuta Tenaglia, ma anche per quanto riguarda gli odori.
Durante la mia lettura ho avuto quasi l’impressine di percepire l’odore del mosto e del vino conservato nelle botti, sono riuscita a vederne il colore e il riflesso, ho avuto quasi l’impressione di aver realmente visitato le cantine Tenaglia e passeggiato tra file di grandi botti di legno antiche.
Ciò che rende il romanzo degno di attenzione è il delicato intreccio che corre su due livelli temporali paralleli: i giorni nostri e il secondo dopoguerra.
Tutto inizia il giorno in cui Francesca decide di donare alla nuora il suo corredo, quello buono ricamato da abili mani, conservato in un baule in soffitta. Nascosto tra pregiate lenzuola e tovaglie c’è un cofanetto che contiene lettere ingiallite che hanno tutta l’aria di essere state conservate lì perché nessuno li trovasse. Elly e Francesca sono curiose, le rigirano tra le mani, le leggono e scoprono che sono indirizzate da una certa Bel ad Ascanio, il bisnonno di Alessandro. Tra quelle lettere è custodita anche la foto di una bambina. C’è un solo nome, Adelle, sul retro della fotografia, e una data, 1947.
Chi sono Bel e Adelle? Francesca scava tra i ricordi cercando di far affiorare aneddoti e particolari, tuttavia non ricorda nulla di veramente interessante al di là del nome di una villa abbandonata da decenni, vicina alla tenuta Tenaglia, villa Arabella.


“Quella che una volta doveva essere un’elegante tinta pastello ha lasciato il posto a un colore sbiadito, che ricopre la dimora con una coltre di tristezza. Alcune delle persiane che nascondono le ampie finestre sono semiaperte. Probabilmente opera delle intemperie. Alla fine del vialetto, ciò che rimane di una fontana. Il marmo ricoperto dal muschio. I gradini che conducono all’ingresso sono ricoperti da rami secchi, trasportati dal vento. Sul retro della villa, tutte le persiane sono chiuse. L’ingresso principale è stato sprangato. Anche il muro di cinta che circonda la villa è ricoperto di muschio. Un’insidiosa vegetazione ne lambisce i muri. Ogni singolo mattone, ogni centimetro di questa antica dimora, sembra rimandare a qualcosa di remoto, ormai dimenticato. Un periodo passato e, ahimè, perduto.”
La villa nominata anche da Bel nelle sue lettere non aggiunge nulla di nuovo per comprendere il mistero delle lettere.
La stessa figura del bisnonno Ascanio sembra essere avvolta da un’aura di mistero per quanto riguarda il suo passato.
“Sembra quasi che tutto ciò che riguarda Ascanio sia avvolto dal mistero. Diceva che, quando lavorava sotto il sole, nella vigna, non stava mai a torso nudo, a meno che non fosse da solo».
«Forse per una questione di pudore».


«No, Eleonora. C’è dell’altro. Pare che chi l’ha visto abbia notato degli strani segni…».
«Segni?»
«Sì, segni. Sulla pelle. Sulla schiena, in particolare».
«Dovuti a cosa?».
«Vorrei saperlo. Gli anziani del posto parlavano di strani riti, di sabba, ma sono solo dicerie». 
Cosa lega Bel e Ascanio?
Ad un certo punto tra le chiacchiere e i ricordi spunta la storia di un misterioso quadro che sembra avesse dipinto Ascanio.
Quel dipinto potrebbe avere un ruolo in tutta quella vicenda, anzi potrebbe esserne la chiave di volta.
Dov’è quel quadro? Esiste ancora? Cosa raffigura e chi lo custodisce?
Tutto ciò incuriosisce moltissimo Elly che decide di iniziare una sua indagine per districare la matassa.
Sono domande che il procedere della lettura rivelerà e lo farà in un modo totalmente coinvolgente, anzi direi avvolgente. La scrittrice presenta i personaggi  uno ad uno, racconta le loro vicende, i sentimenti e il travaglio interiore. Il lettore si affeziona, si sente coinvolto, partecipa ai loro drammi.
La storia oltre che sue due livelli temporali si svolge anche in un due luoghi diversi. Gloria Pigino ci porta in Irlanda, tra le mura di un antico e austero castello in cui sono troppe le porte chiuse a chiave che nascondono segreti mai svelati. Un castello che si trova a strapiombo sul mare che a sua volta è stato, involontariamente, testimone di un dramma.
“Il Dipinto” non è il racconto puro e semplice di una storia d’amore, ma la storia di una famiglia, di segreti mai svelati, di verità venute a galla in modo violento e che hanno avuto conseguenze drammatiche.
“Il Dipinto” è la storia di un grande amore, forte più del tempo, capace di affrontare indicibili difficoltà e tuttavia non in grado di superarle perché si scontra contro un muro di cinismo, crudeltà, egoismo. Contro una mentalità retrograda e maschilista che distrugge tutto e offende perfino la vita stessa.
 “Il Dipinto” racconta, descrive, trasmette emozioni, coinvolge. Ed è tante emozioni insieme: è la storia dolcissima di un amore senza fine e uno straziante grido di dolore che lacera l’anima.
Tutto ciò raccontato con garbo e stile, con una penna elegante, con un lessico ricercato e una straordinaria capacità descrittiva, come già detto prima.
La penna Pigino è cresciuta e “Il Dipinto” ne è l’esempio.
Il romanzo è curato in ogni dettaglio, dalla prefazione  con una poesia che anticipa in versi quello che poi leggeremo nel corso della storia, alla cover realizzata di proposito per il libro.
Gloria Pigino infatti ha cercato il volto della sua protagonista tra decine di modelle, ne ha scelto una e lei sarà per i lettori Bel.






I miei complimenti ad un self, dall’editing perfetto, che meriterebbe di emergere nel mare dei self e che non ha nulla da invidiare ai romanzi pubblicati dalle grandi CE.


Silvia M.








2 commenti:

  1. Bellissima recensione! Gloria è fantastica e merita ogni bene!

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  2. Bellissima recensione! Gloria è fantastica e merita ogni bene!

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