MAI PIU' SENZA
SINOSSI
Il passato
non può tornare, il passato non può essere cambiato. Nemmeno i sogni hanno un
tale potere. Eppure i sogni possono cambiare qualcosa di molto più importante:
presente e futuro.
Quali
nefaste conseguenze si potrebbero scatenare nell’esistenza di un individuo
privato della possibilità di sognare?
Gregory
Leali vive a New Castle, nel cuore del piccolo e riservato stato del Delaware,
Stati Uniti. La sua vita, solo all’apparenza tranquilla e priva di
preoccupazioni, in realtà sta sprofondando e qualcosa è sul punto di aprire una
piccola porta, dimenticata socchiusa da troppo tempo nella sua testa. E’
qualcosa di terribile, di assolutamente inspiegabile. E’ una sensazione forte,
capace di scatenare un terrore impossibile da affrontare, tanto meno da
vincere. Ha già provato il sapore sgradevole e oltre modo inquietante di certe
emozioni che scavano nella sua personalità, ma quando? Eventi passati tornano
in superficie, galleggiano sopra il pelo dell’acqua, come il cadavere di uno
sconosciuto che Greg rinviene al Punto,
il parco cittadino di New Castle. C’è davvero un sottile filo che lega tra loro
momenti lontani della sua esistenza? Nero
e silenzio, ecco cosa si nasconde
dietro quella maledetta porta. Gregory sa benissimo che chiudere gli occhi e
provare anche solo a concepire un nero
e un silenzio tali va ben oltre i
limiti della follia. Essere avvolti dalla mancanza totale dei sensi e da un
vuoto assoluto, eppure pienamente consapevoli e coscienti di sé…
Eventi
inspiegabili, una serie di indizi ambivalenti e l’incontro con Michael Russell,
personaggio disarmante e per certi versi complice e inquisitore allo stesso
tempo, porteranno Gregory all’apertura di una serie di cassetti chiusi a chiave
all’interno dalla sua mente, dai quali emergeranno
spicchi di ricordi di un passato che pareva perso e dimenticato, come se non
fosse mai esistito. L’amico Vince Costello e la nuova vicina di casa, Violet
Alnwick, saranno in grado di spezzare le trame di un destino segnato da
qualcosa successo al Gregory di un tempo, al bambino che fu Greg?
Nero e silenzio
devono essere affrontati, perché questa per Gregory è l’ultima fermata. E
l’esito di tutto ciò non può che passare dall’ultimo ricordo, dall’ultimo sogno
vissuto, da qualcosa che era stato spezzato ai tempi di un’infanzia lontana. Da
un profondo rapporto di amicizia rimosso e cancellato dalla brutalità del
destino. La sottile linea che separa vittoria e sconfitta, vita e morte,
potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.
ESTRATTTO
Greg con Michael Russell
alla Taverna
No, Michael Russell non poteva capire. Nessuno poteva
capire.
«Da quanto tempo stai andando avanti così?» insistette
guardandolo negli occhi.
Gregory cercò di sfuggire a quello sguardo a metà strada tra
l’ammonitore e il divertito.
Il brusio del locale sembrava sempre più vago. Il mal di
testa si stava trasformando in un ritmico pulsare delle tempie, come quella
sensazione strana, ma eccitante, che gli capitava spesso quando era ragazzo,
seduto in uno dei carrelli delle montagne russe, lungo la lenta salita che
conduceva il convoglio sulla sommità della struttura. Si sentiva come se quel
viaggio a tutta velocità, ancorati a un’esile lingua d’acciaio, potesse davvero
avere inizio da un momento all’altro.
E se doveva essere, che fosse.
Si aggrappò alla barra di metallo in attesa della discesa da
imboccare e rispose: «Un paio di settimane. Forse un mese o giù di lì».
Era possibile continuare a mentire, nonostante i buoni
propositi?
Ne seguì una risata distorta da parte di Michael, un suono
carico di qualcosa di molto simile allo scherno. Quella risata ebbe l’effetto
di dare un altro strattone verso l’alto al convoglio. Greg poteva quasi sentire
l’aria tra i capelli, la stessa che da ragazzo lo riempiva di adrenalina e lo
caricava d’attesa. Michael lo fissava con quegli occhi scuri e quel volto
spigoloso che a Greg davano l’impressione di essere severi e benevoli allo
stesso tempo.
«Da quanto?»
«Non lo so esattamente», rispose alzando le spalle.
«Mesi, Gregory? Io credo anni.»
Cosa poteva saperne quello sconosciuto?
«Situazioni come la tua si trascinano per molto tempo. Ma
arriva un momento in cui devi prendere una decisione.»
Il volto di Greg era immobile. Sembrava quasi che quell’uomo
potesse leggergli dentro.
E se ci fosse passato anche quel tizio prima di lui?
«Era da tempo che non mi accadeva di pensare a qualcosa di
così angosciante», disse Gregory mentre vedeva il culmine di quella montagna
russa venirgli incontro.
Michael annuì, come per incoraggiarlo a parlare. Alle loro
spalle, il vociare della gente, il tintinnio di bicchieri e piatti spostati, il
rumore del legno sotto le suole delle scarpe, erano diventati suoni lontani e
alieni. Era come se lui e Michael Russell si stessero allontanando.
«Così buio», proseguì Greg nonostante la gola riarsa che gli
rendeva difficile tenere un tono di voce normale. «Il nero e il silenzio sono
cose impossibili da accettare. Fanno impazzire. All’inizio pensi che sia come
chiudere gli occhi ed essere in una stanza buia e priva di rumore…»
Fece una pausa e deglutì, gli occhi fuori dalle orbite. La
secchezza in fondo alla gola era quasi dolorosa. Il convoglio era davvero
prossimo al culmine. A breve sarebbe arrivato quell’intenso istante di
sospensione, il momento in cui la salita termina e si è consapevoli che il
mondo sta per iniziare a scorrerti di fianco a una velocità impensabile lungo
quella sottile striscia d’acciaio, l’unico vincolo tangibile con il suolo.
L’unico vincolo tangibile con la realtà.
«Niente di più sbagliato. Ti spingi un poco oltre e senti
che quel buio e quel silenzio sono neri, sono inconsistenti, non esistono punti
di riferimento. Non hai occhi, non hai orecchi; assolutamente nessun odore, il
gusto non esiste e quel nero non può nemmeno essere annusato o toccato. Il
concetto di tatto non è previsto. Tu non esisti, sei solo parte del nero. Ma
sai quale è la cosa che più ti manda in orbita il cervello quando arrivi a quel
punto?»
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