Vi è mai capitato di sentire un'attrazione folle per una storia? Prendete il romazo in mano, ne apprezzate la cover poi leggete la sinossi e infine lo sfogliate. Il profumo delle pagine vi inebria, alzate lo sguardo e incrociate gli occhi dell'autore che vi trasmettono così tante emozione che faticate a contenerle? Ebbene a me è accaduto conoscendo lui....
JORDAN RIVER
BIOGRAFIA
Jordan River nasce nel 1974 sotto le stelle d'inverno tra le nebbie, in piena pianura padana.
Affronta un cursus honorum a fasi alterne, che lo porta a raggiungere un diploma in maturità scientifica, nonostante di maturo e di scientifico non ci fosse quasi nulla.
Certo è che inizia a scrivere appena riesce a prendere una matita in mano.
A disegnare una schiappa, a riempir quaderni e diari di storie tutto un altro discorso.
Scrive, scrive sempre e l'avvento dei word processor mette in salvo la foresta amazzonica dal disboscamento definitivo appena in tempo.
Arriva a scrivere un romanzo lungo che, seppur stampato, non arriva nemmeno alla presentazione o all'autoproduzione. Tuttavia, quell'esperienza diventa l'embrione di "altro".
Assiduo giocatore di ruolo pen&paper, master da una vita, insieme ad alcuni amici inizia a redarre una ambientazione originale, Daanan. Inizia a scriverne la storia, che però resterà nel cassetto a lungo.
Dopo un periodo particolarmente difficile, decide di riaprire quel cassetto e pubblicare la sua opera.
Ascolta, guarda, osserva, impara, trova la CE di riferimento con la quale il legame è da subito forte e la collaborazione schietta.
Da quel giorno, Jordan continua a lavorare con il suo editor e la sua editrice per migliorare e continuare a scrivere e pubblicare le sue storie.
SINOSSI
Gli uomini, la razza dominante del mondo di Daanan, hanno rischiato
l'estinzione a causa di una catastrofe antica. Sono però sopravvissuti,
sebbene disuniti, fino all'arrivo di Aeon Prime, temerario generale
della Legione, capace di riunire le varie tribù e villaggi in un'unica
nazione, l'Impero, ritrovando una parvenza di pace. Non tutti, infatti,
riconoscono Aeon Prime come Imperatore e in molti si oppongono alla sua
opera. Mentre sul fronte interno l'Impero cerca di trovare l'unità,
dunque, ai suoi confini altre razze cercano di affermare la loro
esistenza. Ma nuove minacce si addensano all'orizzonte, e assumono
l'aspetto ferino di un cervo.
L'inizio di una trilogia all'insegna di intrigo, viaggi, scontri e magia: nulla è mai come sembra.
Ryan è un giovane avventuriero alla ricerca di un lavoro.
L'incontro con un vecchio senatore imperiale segnerà il suo coinvolgimento in trame più grandi di lui.
Al punto da renderlo l'elemento cardine del Destino degli Uomini.
L'inizio di una trilogia all'insegna di intrigo, viaggi, scontri e magia: nulla è mai come sembra.
Ryan è un giovane avventuriero alla ricerca di un lavoro.
L'incontro con un vecchio senatore imperiale segnerà il suo coinvolgimento in trame più grandi di lui.
Al punto da renderlo l'elemento cardine del Destino degli Uomini.
La colonna di uomini, bestie e carriaggi si mise in fila con una certa scompostezza, non senza qualche difficoltà, creando disagi e scompiglio, alterchi e violenti diverbi che sfociavano in risse e tafferugli. Ai margini esterni stava un giovanotto, che si fece avanti quando una guardia gli fece un cenno. Si ritrovò a
un tavolo di legno, dietro il quale era seduto un ufficiale della Legione addetto al controllo del traffico cittadino.
« Nome e motivo del tuo arrivo a Prime. »
« Ryan Rhadamantys e vengo a Prime in cerca di un lavoro. »
Il legionario prese nota e alzò lo sguardo.
« Qualcosa da dichiarare ? Oggetti particolari, armi, merci ? »
Il giovane alzò le mani e le poggiò a due daghe che portava con sé e che estrasse con naturalezza. La Legione reagì con un sol uomo: il picchetto di guardia che stazionava nei pressi
spianò le lance verso di lui, mentre l’ufficiale faceva un salto indietro sguainando la sua spada. Ryan scosse la testa, mentre con un gioco di mani troppo veloce perché i legionari potessero
vederlo, fece in modo di volgere le lame verso di sé e appoggiarle al tavolo, con le else rivolte verso l’ufficiale e aggiunse:
« Perdonate, ma non era mia intenzione spaventarvi. Volevo
solo esporre ciò che ho da dichiarare ».
I legionari lo tennero sotto controllo, mentre l’ufficiale riprendeva il suo posto allo sgabello e lo guardava storto. Ryan frugò nel corpetto, nella cintura e nello zaino, svuotando una serie impressionante di armi sul tavolo. Una dozzina di coltelli da lancio, una balestra smontata, vari tipi di cordame, abiti e
un cartoccio con i resti del suo ultimo pasto. Una volta terminato, alzò le mani facendo vedere di essere disarmato.
La sera successiva, uscirono dopo il tramonto, diretti verso la Sala delle Colonne. Sirio vestiva la lunga toga bianca da senatore con una striscia di tessuto rosso vivo che, assicurata sulla spalla, scendeva poi libera verso la cintura arrivando sino all’altezza delle ginocchia. Ryan, dopo aver provato numerosi abiti, aveva optato per un completo in voga nelle città meridionali della Costa: una lunga tunica dal taglio semplice e comodo, con maniche corte, stretta in cintura da un laccio di cuoio con tre fibbie. Nonostante
un leggero borbottare di Sirio, aveva tenuto le sue polsiere in cuoio indurito e i gambali in metallo.
Giunsero alla scalinata che portava all’ala del palazzo imperiale dov’era situata la Sala delle Colonne e già il numeri di persone era ragguardevole. A un cenno di Sirio, Ryan lo seguì lungo una scalinata laterale, che li portò a un ballatoio a ferro di cavallo che seguiva la forma della Sala delle Colonne.
Si trovavano a metà tra il piano terra e la volta soprastante. Ventiquattro erano le colonne a fusto tortile, a sostenere una volta alta venti metri. La pietra che le componeva era un granito rosso con venature nere. Ryan non ne aveva mai viste di simili. Seguendo Sirio, raggiunsero un punto dal quale si poteva
vedere l’entrata della sala e nel contempo osservare l’andirivieni delle persone.
Appoggiati alla balaustra, Sirio iniziò a indicare a Ryan eminenti membri di corte, man mano che questi si presentavano all’entrata per poi proseguire all’interno della sala. Ovunque si erano creati gruppetti di invitati che discorrevano animatamente. Ryan quasi non seguiva il senatore nel suo snocciolare
nomi, titoli e competenze ; dignitari, generali, mercanti, diplomatici, nobili. Sirio li conosceva tutti e sapeva tutto di loro.
« Eccoli ! » annunciò Sirio, con voce emozionata. « Kallispar
è arrivato ! »
Ryan abbassò lo sguardo e riconobbe la delegazione: stoffe con il fondo argentato e linee azzurre come zaffiri li identificavanoappartenenti alla nobile famiglia occidentale. Entrarono nella sala con atteggiamento altero e aria di sfida, trovando una folla che fece ala. Dopo una breve sosta al tavolo delle bevande, si insediarono tra due colonne. I loro occhi fieri osservavano gli astanti, rispondendo con leggeri cenni del capo a chi si presentasse loro per omaggio e benvenuto.
« Quella chi è ? » chiese Ryan.
Sirio seguì la direzione dello sguardo e lasciò che un sorriso gli si aprisse sul volto. « Uno dei membri più singolari della corte imperiale. Lei è Lilith, Principessa del nord. »
« Principessa del nord ? »
« Sì, figlia di una regina dei territori del nord, ma non conosciuta
per questo. È più famosa, diciamo, per la sua residenza:
ha alloggio alla Cattedrale delle Ombre, sull’Abisso, a Ovest di
Prime. Mai sentito parlare di quel luogo ? »
« Sì, e mai in termini piacevoli. Si dice che la gente sparisca
se prova ad arrivare laggiù. »
Sirio ridacchiò. « Favole da bambini, Ryan, suvvia.
Tutti pensano sia una Strega, ma in realtà è solo una donna con la testa sulle spalle. Credimi, è una persona valida e l’Imperatore deve molto a lei e al suo gruppo. »
Ryan la guardò. Di lei spiccava l’incarnato pallido come una luna cinerea, reso ancora più evidente dall’abito nero che portava con naturalezza, con maniche e bordi della gonna sbrindellati e dalla quale spuntavano a ogni passo un paio di piedi nudi che calcavano il marmo della sala con la naturalezza di
una danzatrice e la sicurezza di una padrona di casa. Salutava pochissimi tra coloro che avevano la ventura di incrociare il suo passo.
Tra la gente apparve Lilith, che
avanzò oltre il margine creato dagli ospiti. Un passo appena e
poi si fermò. Nella mano sinistra stringeva una spada nel suo
fodero. La spada presentava un’esotica guardia in acciaio molto
ridotta. Dalla parte opposta del cerchio, apparve Lord Upyr
che, sciolto il mantello e lasciatolo cadere a terra, fece un passo
all’interno del cerchio e si fermò. Nella mano sinistra fece apparire
un mazzo di tarocchi. Dal palco dov’erano i musici, tre
battitori di cassa iniziarono a scandire il ritmo, lento come il
battito di un cuore calmo e tranquillo.
« La Danza delle Carte e della Spada del Demone che Ride »,
mormorò Sirio, al punto che Ryan fece quasi fatica a comprendere
ciò che aveva detto.
I due iniziarono a camminare verso il centro del cerchio,
i loro passi a ritmo con il battere delle grancasse, un ritmo
profondo e avvolgente. Quando furono di fronte, si volsero e
appoggiarono le rispettive schiene una all’altra. In un istante la
spada passò nella mano destra di Lord Upyr, mentre il mazzo
di tarocchi passò nella mano destra di Lilith. I loro volti si chinarono
verso terra e per un istante l’intera sala parve restare
sospesa. I tre battitori fecero a loro volta una pausa, lasciando
il ritmo appena suonato aleggiare nell’aria, per poi calare in
maniera potente i legni sulla pelle tirata delle casse, dando il via
a un ritmo molto più sostenuto, che aumentava ogni quattro
battute.
Lilith e Upyr a quel cambio di ritmo si staccarono uno dall’altra
e diedero inizio a quello che apparve un duello. Mentre
Upyr sfoderava la lama dal fodero, Lilith iniziò a lanciargli le
carte, con movenze fluide e precise. I tarocchi volarono come
rasoi verso l’uomo, che li colpì uno dopo l’altro.
Gli zoccoli dei cavalli risuonarono nel primo mattino, ancora
silenzioso. Scesero lungo le vie principali di Prime, dove
solo alcuni bottegai e artigiani mattutini stavano già approntando
le loro merci. Nessuno li salutò, nessuno fece caso a
loro. Quando arrivarono ai cancelli, il picchetto di guardia li
fermò e subito dopo venne fatta aprire una postierla per farli
uscire. Iniziarono il viaggio discendendo la collina che ospitava
Prime, con il suo dolce declivio che li accompagnò sino
alla pianura sottostante. Passarono il ponte sul fiume Ovestio,
quasi alla confluenza con l’Esterio, dove essi davano origine
al più ampio corso d’acqua della pianura centrale, il Dardanio.
Una volta oltrepassato il ponte, proseguirono ancora a
sud, come se fossero diretti alla città costiera di Shoreside.
Oltrepassarono alcune carovane e solo quando nessuno fu più
visibile Sirio fece fare una brusca svolta a Placida, indicando a
Ryan di puntare a ovest. Una volta fuori dalla strada maestra, il
terreno si fece più impervio. Per volere di Sirio il ritmo imposto
alle cavalcature era tranquillo, ma sostenuto.
« Ora che siamo lontani da tutto e da tutti, posso sapere
qualcosa in più ? Non per farmi gli affari tuoi e dell’imperatore,
ma se sapessi qualche particolare in più saprei anche cosa
aspettarmi. »
« Siamo diretti all’Abisso. »
VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=2NshJ3iDKTw
LINK
https://www.amazon.it/Daanan-Destino-degli-Uomini-Trilogia-ebook/dp/B07FN2KNV1/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1535729778&sr=8-1&keywords=jordan+river
Affascita dal mondo fantastico di Jordan vi lascio con n sorriso, lo stesso che questo autore generso mi ha regalato.
Buona lettura.
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