Sinossi
Questa è una raccolta di
racconti siciliani. Si narra di fatti quotidiani, di vita, di abitudini, di
moda, di lavoro, di politica subita più che gestita, di curtigghiu sicilianu insomma. Sono tutte storie realmente accadute
e i protagonisti sono riconoscibili solo a chi li ha narrati. Il teatrino è
immaginato come il palchetto del Foro Italico, dove la banda musicale suonava
in pompa magna e gli ascoltatori nell’attesa si confidavano sottovoce i fatti e
gli accadimenti indicibili della città. Qui il teatrino e questo libricino che
si sfoglia e si legge velocemente come quando si guarda una foto su Instagram.
Questo libro ancora inedito è
stato realizzato con StreetLib Write, Milano, 2018. Tutti i diritti sono
riservati ai sensi della legge n.633/1941. Tutti i contenuti sono protetti da
copyright, e ne è vietata la diffusione e divulgazione sotto qualsiasi forma se
non dietro autorizzazione formale scritta valida per legge da parte
dell’autore.
Short-bio
dell’autore:
Appassionato di Arte e di Cultura. Laureato in
Psicologia Clinica con lode, con gli ultimi quattro esami sostenuti
all'Università di Gent (Belgium), dove ha preparato la tesi di laurea
all'interno di un progetto di ricerca scientifica della Faculty of Psychology
and Educational Sciences diretta dalla Prof.ssa Verhofstadt. Per cinque anni ha
collaborato con la Cattedra di Psicologia Clinica dell’Università degli Studi
di Palermo, diretta dallo psicoanalista Prof. L. Sarno. Ha partecipato ad un
Corso Biennale di perfezionamento post-lauream in Psicoanalisi Freudiana,
presso l’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo diretto dal Prof. L.
Sarno. Ha frequentato un Master triennale in Criminologia, diretto dal Prof.
G.V. Pisapia dell'Università degli Studi di Padova.
Ha progettato e diretto diverse Mostre di Arti
Visive e di Architettura, tra le quali: La Mostra su “Le dimore dei Viceré di
Sicilia nell’età degli Asburgo” realizzata a Palermo nell'aprile del 2013
presso palazzo Steri; Project Manager e Planner di importanti Opere di
ricostruzione virtuale quali quella del sito archeologico di Noto Antica (SR),
oggi Patrimonio dell'UNESCO, rasa al suolo dal terremoto del 1693; Project
Manager e Planner del progetto di fruizione turistica attraverso le
installazioni virtuali del Museo Geologico Gemmellaro dell’Università degli
Studi di Palermo.
PREMI
LETTERARI:
L’8 aprile
2017 ad Erice (TP), il Circolo Letterario I.P.L.A.C., con sede a Grosseto,
gli assegna il Premio Letterario Nazionale “L'Anfora di Calliope”.
Il 25 novembre 2017 a Milano,
l’Associazione Pegasus con sede a Cattolica, gli assegna la “Targa Milano
International”, all’interno del Premio Letterario Milano International, per la
raccolta “Novelle brevi di Sicilia” (2017).
Il 5 maggio 2018 a
Grottammare (Ascoli Piceno), l’Associazione “Pelasgo 968” gli assegna il Premio
Targa “Menzione Speciale di Merito”, all’interno del “9° Concorso Letterario
Città di Grottammare”, per la raccolta inedita “Mastr’Antria e altri racconti”.
Il 6 maggio 2018 a Pontremoli (Massa e
Carrara), il “Centro Culturale il Porticciolo”, gli assegna il "Premio
della Giuria", all’interno del “Concorso di Letteratura a Carattere
Internazionale Città di Pontremoli”, per la raccolta inedita “Mastr’Antria e
altri racconti”.
SCRIVE PER:
Scrive di Arte, di Cinema e di Cultura da diversi
anni per magazine online e giornali della carta stampata, tra i quali:
“Artribune.com”, “Fattitaliani.it”, “FareFilm.it”, “JAMovie.it”,
“IlSicilia.it”, “La Repubblica-Palermo” Inserto Cultura, “Lavoce.com”,
“Cinematocasa.it”, “LaMacinaMagazine.it”, “ScriVonline.it”, “Mobmagazine.it”. Come
“utente ospite” per “Mymovies.it”, “Comingsoon.it”.
RECAPITI:
ANDREA GIOSTRA
+39 377 941 1725
andreagiostrafilm@gmail.com
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/
Recensione a cura si Silvia M.
“Mastr’Antria e altri racconti, è, come si evince dal
titolo, una raccolta di racconti ambientati in Sicilia.
L’autore, attraverso le diverse storie narrate, tratteggia
con precisione usi, costumi, tradizioni e modus vivendi della Sicilia. Le sue
storie, che narrano di una Sicilia dei tempi che furono fino ai nostri giorni, trattano
temi diversi e lo fanno alternando alla lingua italiana la forza del dialetto
siciliano che si rivela in determinate circostanze insostituibile. La lingua
dialettale ha infatti quella forza in sé , racchiusa spesso in una sola parola,
che riesce a rendere l’idea più di quanto non farebbe la costruzione di una
frase in italiano.
Alcuni racconti tratteggiano il personaggio con estrema
precisone, come nel caso del primo, molto interessante, dal titolo “Louis
Vuitton” in cui il protagonista è un certo onorevole Crapari, con i suoi modi
di vestire , di fare e il suo vissuto. Per caratterizzare ulteriormente il
personaggio, l’autore utilizza l’insostituibile siciliano che nella sola parola
di “pacchione” riesce a rendere l’idea
delle fattezze del personaggio.
“Era tarchiato,
robusto, con una gran panza […] Era tutto d’un pezzo Crapari, fisicamente però.
Corpulento e pacchione come si diceva al liceo e alle medie quando si voleva
sfottere un compagno che per il lardo che portava addosso non poteva giocare a
pallone con il resto della classe.”
Altre volte i suoi personaggi rimangono immersi nella
sconfinata ammirazione delle bellezze naturali dell’isola, fino a perdere la
cognizione del tempo. Traspare in questi racconti, infatti, l’attaccamento dell’autore
alla sua terra, l’apprezzamento e l’esaltazione del passato storico e
culturale, delle bellezze del paesaggio, dei profumi, dei colori e dei sapori
della Sicilia.
L’autore tratteggia il bello e il “meno bello della Sicilia”.
Ho apprezzato molto il racconto “Al Tribeca” che viene descritto come un locale in, frequentato
dalla Palermo bene e alto locata. Senza cadere nello stereotipo, l’autore ha
avuto l’abilità di puntare l’attenzione sulla superficialità dei rapporti umani
che possono sorgere in un mondo in cui l’apparire vale più dell’essere, dove
ciò che si ha pesa più di ciò che si è.
Quindi una griffe, una determinata auto o il quartiere in
cui si lavora o si vive diventano il lasciapassare in un mondo fatto di
frivolezze e leggerezza, in cui l’autenticità dei rapporti è stata persa di
vista sopraffatta da false cerimonie e falsi perbenismi.
In qualche altro racconto l’autore ci parla delle relazioni
amorose. Lo fa attraverso dialoghi tra i protagonisti, attraverso il ricordo o
lunghe e partecipate lettere che diventano nel costrutto del racconto, una
sorta di dialogo tra i protagonisti stessi.
Leggiamo di storie d’amore durature, che resistono alla
distanza, di altre che sono passione pura in un momento iniziale e che poi si
dissolvono, leggiamo di tradimenti e di delusioni.
Infine, a concludere il libro, troviamo il racconto che dà
il nome alla raccolta: “Mastr’Antria”.
L’autore lo dedica al nonno Andrea e alla nonna Vita, al
padre Pino e alla madre Anna “miei
giganti impareggiabili che m’insegnarono la vita”.
C’è veramente la vita in
quest’ultima parte, si sente battere il cuore dell’autore che si abbandona
completamente e nostalgicamente ai ricordi legati ai nonni e alle estati
trascorsi nel casolare di campagna dei nonni.
È il racconto in cui
si sente maggiormente la sicilianità dell’opera, non solo perché l’autore
sceglie di pubblicarlo sia in vernacolo che in italiano, ma anche perché si
riescono a vedere le scene, quasi si stesse osservando un quadro, si sentono
gli odori e i profumi come quello delle caramelle alla carrubba fatte in casa
dalla nonna. Si riesce a vedere la nonna ricamare, al fresco della sua piccola
cucina, davanti la porta, mentre di tanto in tanto dava uno sguardo al nipote
che giocava fuori incurante dei quaranta gradi all’ombra.
Il nonno, al ritorno dal lavoro, si intratteneva con il
nipote nei racconti di guerra. Lui, bersagliere, durante la seconda guerra
mondiale, era stato catturato dagli inglesi e portato in Australia. I suoi però
non sono drammatici racconti di un prigioniero, ma racconti di vita quotidiana.
Non si stava male da prigioniero degli inglesi, dice il nonno.
“Ma quali prigionieri?
Liberi eramo dà. Non è chi putivamo scappari. Unni aviamo a ghiri? C’era un
campo e poi u desertu.[…] Nun ni mancava niente. Manciare e biviri a sbafari, a’ tinchi tè.”
.In particolare, lui era addetto alla preparazione di briosce,
dei biscotti e del pane.
“[…] l’inglisi, nun lu’
sapevano fare u’ pani. Io lu facieva morbidu morbidu, profumatu profumatu,
cavuru cavuru”
.Il nonno racconta degli altri compagni di avventura, dei
calabresi, di un sardo e di un tale Igor lo Jugoslavo
“Quattru atti eramu nto furnu, un sicilianu, un sardignolu,
due calabrisi, un puglisi e tre pulintuna.”
Parla di loro con il nipote, racconta come si siano
aiutati e sostenuti in quel periodo in cui la difficoltà più grande era la
lontananza da casa e dalla famiglia. Ricorda come il sardo gli avesse insegnato
la cottura del maialino e la macabra uccisione del povero animale ( e lo fa con
dovizia di particolari) e di come ancora a distanza di anni nutrisse qualche
dubbio sulla sincerità e lealtà dello jugoslavo.
Racconta di come avesse sperato, durante la
prigionia, di tornare a vivere e lavorare in Australia a Sidney, di portare
anche la famiglia, per poter vivere in modo più agiato. Nonna Vita però era
stata di tutt’altro parere e dopo aver portato avanti la baracca da sola, dopo
aver tirato su i figli tra tante difficoltà, soffrendo la fame e il disagio
economico causato dalla guerra, era diventata in un certo senso l’uomo di casa,
di poche parole, di grande intuito e di chiare intenzioni.
Nonna Vita capiva e intuiva ciò che il marito pensava,
capiva e sapeva ciò che il marito non le aveva mai rivelato. In Australia cioè
c’era tanto lavoro e altrettante belle donne.
Alla proposta del marito di andare a vivere a Sidney aveva
replicato chiaramente senza lasciare spazio a dubbi.
“pigghiò u’ vastuni da scupa ‘nc’aveva allatu e cuminciò a
darici liggnati ‘ntesta nco’ la finiva chiù.”
I racconti sono piccoli quadri, affreschi della Sicilia di una
volta e osservazioni attente e critiche della realtà contemporanea. Talvolta
sono esilaranti e divertenti, altre volte più intimistici e riflessivi, altre
volte ancora nude e crude descrizioni della realtà.
Sabato 25 agosto 2018
RispondiEliminaRingrazio pubblicamente Daniela Ruggero, scrittrice e book blogger, per la bellissima recensione sulla raccolta inedita "Mastr'Antria e altri racconti". La ringrazio per aver dedicato il suo tempo alla lettura dei racconti e a scrivere una interessante analisi delle tante maschere siciliane contemporanee all'interno di storie che, scrive Daniela Ruggero, «... tratteggiano il bello e il “meno bello della Sicilia”... e con precisione, usi, costumi, tradizioni e modus vivendi ... alternando alla lingua italiana la forza del dialetto siciliano che si rivela in determinate circostanze insostituibile.»
Ho visitato il Book Blog di Daniela, e l'ho trovato scrupoloso, competente, appassionante e davvero di altissimo livello qualitativo e di competenza letteraria contemporanea. Anche per questo mi sento onorato dalla sua attenzione e di quella del suo Book Blog (che consiglio ai miei amici di visitare).
Buona lettura a tutti i miei amici virtuali e reali che avranno la curiosità di leggere lo scritto della bravissima scrittrice e book blogger Daniela Ruggero, cliccando qui:
https://danielaruggero.blogspot.com/2018/08/recensione-mastrandria-e-altri-racconti.html?m=1
Deniela Ruggero
http://danielaruggero.blogspot.com/?m=0
Per saperne di più sulla raccolta “Mastr’Antria e altri racconti”, clicca qui:
https://www.facebook.com/MastrAntria/