MICHELE DI STEFANO
Michele di Stefano nasce a Torino il 14 settembre 1968 dove vi trascorre l’infanzia e la giovinezza. L’attitudine alla creatività e alla letteratura si manifestano fin dall’adolescenza, coltivando l’amato hobby dei giochi di ruolo fino a diventare Master di “Dungeons and Dragons”, sperimentando la creazione di avventure ad hoc ed esclusive per i gruppi di giovani che a lui si affidano.
Questa passione, insieme all’interesse per la storia, le religioni, l’esplorazione di nuove filosofie e le discipline marziali lo portano a immaginare mondi e scenari diversi nel tentativo di rispondere a annose questioni sull’origine e il senso della vita, dell’universo e dell’amore.
SINOSSI
Evelyne ha un incidente, un brutto incidente. Finisce in coma e si
risveglia giorni dopo, quando ormai tutti, perfino i suoi amici, la
danno per spacciata. Ma Evelyne è forte e lo dimostra una volta di più
tornando al mondo dei vivi. Qualcosa, però, è cambiato dentro di lei.
Non ha più bisogno, o quasi, di dormire. E vede cose che forse sono solo
nella sua mente. L'arrivo nella sua vita di un uomo misterioso e una
serie di strane coincidenze complicheranno ulteriormente le cose e la
trascineranno in un'avventura mai neppure immaginata. Un'avventura che
stravolgerà la sua vita e le rivelerà il più grande e terribile dei
segreti: chi è davvero Evelyne?
ESTRATTO
Il retro del Club ’40 era situato a ridosso di uno stretto e lungo cortile da cu
i si entrava, passando attraverso un androne, da un pesante e vecchio portone di
legno ormai quasi del tutto scardinato e privo della porticina d’ingresso.
Un barbone era al riparo del porticato per proteggersi dalla fitta pioggia che s
cendeva a dirotto. Si accese una sigaretta, cullandosi con la melodia della musi
ca che proveniva dal club. Tirò una boccata avida che gli diede subito sollievo,
espellendo poi in maniera lenta il fumo dalle narici. La strada, nel frat-tempo
, si era trasformata in un vero e proprio ruscello: i tombi-ni, saturi da tempo,
espellevano come una fontana l’acqua in eccesso.
Osservando il fumo che si diradava percepì delle ombre che cominciarono ad appar
ire ai lati opposti della strada sotto la luce precaria dei pochi lampioni ancor
a funzionanti. Incrociò le gambe, quando un’ombra scura gli si avvicinò di soppi
atto e il balenare di una lama di rasoio fu l’ultima cosa che vide, prima che un
colpo netto gli tagliasse la gola all’altezza della carotide.
Una massa scura di uomini ricurvi e saltellanti arrivò nel cortile, alcuni sghig
nazzando in maniera sadica, altri sbavando in preda a convulsioni di puro godime
nto; altri ancora, invece, facendo intravedere alla luce dei lampioni che impugn
avano coltelli e armi da fuoco.
ESTRATTO
Evelyne urlò dal dolore.
«Io detto te di stare ferma! Ma se vuoi assaggiare mio col-tello ed essere fatta
a pezzi subito, deve solo continuare ad agi-tare, che io mi diverto molto» sghi
gnazzò in maniera sadica, e compiaciuto dalla resistenza della ragazza.
L’uomo cominciò a sbavare come un ossesso, pregustando così quello che a breve s
arebbe successo. La ragazza strinse i denti e cercò di nuovo di rialzarsi per ce
rcare di scappare, quando assieme all’ultimo disperato tentativo, l’uomo le si s
e-dette con ferocia sopra la pancia, stroncandole così il fiato e ogni possibili
tà di fuga.
«Sì bella puttana! Agitati ancora un po’... ancora, ancora, che tu mi fai divert
ire, e vederti morire lentamente sarà per me un piacere più bello!», esclamò l’u
omo sempre più paonazzo, iniziando a far balenare la lama affilata avanti e indi
etro davanti agli occhi di Evelyne. La ragazza faceva fatica a respirare e le te
mpie, ormai come impazzite, le battevano incontrollate in concomitanza al respir
o che le si fece più affannoso, più ritmico e selvaggio.
All’improvviso, Evelyne smise di tremare e spalancò gli oc-chi che fissarono l’u
omo sopra di lei con una nuova espressione. Non più con l’espressione di chi è p
reda, ma con lo sguardo di chi osserva come una cacciatrice in prossimità della
sua vittima, un cambiamento che non sfuggì al suo aggressore, il quale smise di
ridere all’istante.
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