STANZA 218
Lucia
si voltò.
Una delle bambole di pezza era caduta a terra. Poggiò la
fotografia
e si precipitò a raccoglierla. Le diede un bacio sulla guancia e la rimise al
suo posto.
Qualcosa
scivolò nel buio. Un lezzo improvviso si alzò attorno a lei.
Un’altra
bambola cadde più avanti, la donna rimase immobile con gli occhi sbarrati.
Ne
cadde un’altra.
Poi due.
Un vento improvviso d’ira le sbatté tutte sul
pavimento. Lucia gridò, il corpo irrigidito dal terrore, gli occhi sgranati.
Qualcosa
l’afferrò dalle viscere; la paura divenne così reale che la costrinse a
piegarsi in due, come un mozzicone di sigaretta vecchio. Cadde anche lei a
terra, di fianco al cimitero di bambole silenziose.
L’urlo
si trasformò in un gorgoglio e cominciò a ripetere come se fosse una cantilena:
«Non vedo, non sento, non parlo. Non vedo, non sento, non parlo. Non vedo, non
sento, non parlo. Non vedo, non sento, non parlo...» la voce crebbe d’intensità
distorcendosi per il terrore ancora vivo dentro di lei.
Allungò
la mano tremante verso il cassetto di un mobile e sfilò una forbice
arrugginita.
Spasmi
improvvisi cominciarono a scuotere Vera. Le due donne scivolarono fuori dalla
stanza e vennero ingoiate dalle ombre che le attendevano nel corridoio.
La
pozza di sangue continuava ad allargarsi sul letto e a gocciare sul pavimento.
Un lago di dolore si espandeva e una strana calma iniziò ad abbracciare Vera e
a insinuarsi nella ferita ancora pulsante.
Il
dolore cominciò a mutare, trasformandosi in un piacere così malsano e Vera ne
volle di più.
Allargò
le gambe e qualcosa le tirò, un altro spruzzo di sangue la bagnò.
La
porta d’ingresso sbatté violentemente e la luce dell’abatjour si spense.
L’oscurità
si liberò e abbracciò il suo corpo dolorante, stringendolo in una morsa di
sofferenza.
Non
ascoltò la risposta di sua moglie, non ascoltò il brusio che si fece forte.
Fece finta di non vedere quella massa nera che aveva ricominciato a camminare
lungo le pareti della sala.
Vide
l’ombra di una donna agonizzante seduta sul divano, la testa scarna e le
braccia fumose si protendevano verso di lui. La pancia gonfia che vibrava, un
mostro che si cibava delle sue carni.
Sua
madre continuava a cercarlo per tenerlo stretto, per proteggerlo da tutto
quell’orrore e quella morte.
La
oltrepassò e sentì gli occhi disperati della donna continuare
a fissarlo, come lo stava fissando sua moglie in cima alle scale.
Disperazione
e delusione, due sensazioni che affollarono l’ossigeno della casa di Antonio,
rendendo l’aria opprimente.
QUARTA:
Doveva essere una vacanza spensierata per Antonio e sua madre, da trascorrere a casa di zia Adele. Si ritroveranno invece prigionieri di una follia che dilagherà priva di freni, facendoli sprofondare in un labirinto senza fine di rancore e vendetta.
In questo humus di malvagità, e tormentato dal suo passato, Antonio scoprirà che i suoi incubi sono reali e che non c'è via di scampo quando il male è accanto.
Dall'autore di Nora, l'horror che ha terrorizzato e conquistato i lettori, un prequel che riprende le stesse atmosfere claustrofobiche, tramutando le paure più agghiaccianti in terribili realtà.
NON AVETE ANCORA LETTO NORA?
LINK
https://www.amazon.it/Nora-Giacomo-Ferraiuolo-ebook/dp/B071H6ZFVY/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1548410787&sr=8-2&keywords=giacomo+ferraiuolo
Non conoscevo questo autore, ma la tua recensione mi ha incuriosita :)
RispondiEliminaGrazie mille :D
Elimina