12 luglio 2020

Recensione "Il rubino intenso dei segreti" di Viviana Picchiarelli


“Il rubino intenso dei segreti” è un ritratto spietato e senza filtri su dinamiche familiari viziate da menzogne e silenzi colpevoli in cui le figure femminili giocano il ruolo di carnefici più o meno coscienti.
Il romanzo fa parte delle pubblicazioni a marchio registrato WOMEN@WORK, nome del gruppo letterario fondato nel 2009 dalla scrittrice umbra Costanza Bondi.

RECENSIONE A CURA DI SILVIA S.


Un romanzo intenso, come dice lo stesso titolo, che racconta le vicende di una famiglia di vitivinicoltori, la famiglia Capotosti.
I protagonisti del romanzo sono burattini nelle mani di un unico burattinaio, Olivia Capotosti, una donna algida, con un forte carattere.
Una famiglia matriarcale, quella dei Capotosti, in cui Olivia ha un forte potere decisionale sull’azienda e anche sulla vita dei figli, Gianfranco ed Enrico.
Una famiglia che dietro un falso perbenismo, dietro una facciata di apparente perfezione, nasconde segreti inconfessabili, verità mai svelate che portano con sé dolore.
A farne le spese sarà la nuova generazione, Michele e Greta, i figli di Gianfranco e di Enrico, cresciuti nella menzogna.
Quando la malattia dell’Alzheimer colpirà Olivia Capotosti, l’equilibrio dell’azienda già precario conoscerà un lento ma inesorabile declino.
La malattia farà scivolare Olivia in un lento oblio, in una vita fatta di silenzi e di assenze, la trasformerà in un corpo vuoto senza memoria e senza identità e morendo porterà con sé i segreti mai confessati.
Tuttavia, la verità tornerà a galla e lo farà in modo drammatico e violento, come un fiume che rompe gli argini e travolge tutto ciò che incontra.
La storia di una famiglia complicata che soffrendo saprà trovare la forza di ritrovare se stessa
I personaggi, tutti ben caratterizzati, soffrono per tormenti interiori, sebbene per motivi diversi.
Sono proprio i tormenti dell’anima a fare da filo conduttore al romanzo.
L’autrice ci fa conoscere personaggi sofferenti, in lotta con se stessi, con i propri desideri, che vivono di nostalgia o di amarezza per ciò che avrebbero potuto avere e che non hanno avuto.
I sentimenti vengono vissuti in modo forte: odio, amore, rabbia, nostalgia, malinconia, tristezza, paura.
Dietro a tutto ciò l’attaccamento alle tradizioni di una vetusta famiglia, a ciò che negli anni si è costruito con il sacrificio e le rinunce, l’amore per la propria terra tramandata di generazione in generazione.
L’autrice si sofferma a descrivere con dovizia di particolari la malattia dell’Alzheimer, che priva di memoria e di identità riducendo un corpo ad un mero involucro senza passato, e al disturbo della personalità con particolare riguardo al problema della personalità bipolare borderline.
Problemi entrambi attuali che, per qualche istante, fanno mettere da parte la trama e le articolate e complesse vicende dei Capotosti, per riflettere su temi importanti.
Il linguaggio, in genere semplice e scorrevole, diventa tecnico e ricercato quando l’autrice parla della tradizione vitivinicola, delle tecniche di coltivazione e produzione del vino e delle strategie di marketing.
Un romanzo nel complesso ben scritto che si fa leggere velocemente per la trama interessante, non scontata, ma soprattutto ricca di colpi di scena.


Silvia M.


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