“Il rubino intenso dei segreti” è un ritratto spietato e senza filtri su dinamiche familiari viziate da menzogne e silenzi colpevoli in cui le figure femminili giocano il ruolo di carnefici più o meno coscienti.
Il romanzo fa parte delle pubblicazioni a marchio registrato WOMEN@WORK, nome del gruppo letterario fondato nel 2009 dalla scrittrice umbra Costanza Bondi.
RECENSIONE A CURA DI SILVIA S.
Un romanzo intenso, come
dice lo stesso titolo, che racconta le vicende di una famiglia di
vitivinicoltori, la famiglia Capotosti.
I protagonisti del
romanzo sono burattini nelle mani di un unico burattinaio, Olivia Capotosti,
una donna algida, con un forte carattere.
Una famiglia matriarcale,
quella dei Capotosti, in cui Olivia ha un forte potere decisionale sull’azienda
e anche sulla vita dei figli, Gianfranco ed Enrico.
Una famiglia che dietro un
falso perbenismo, dietro una facciata di apparente perfezione, nasconde segreti
inconfessabili, verità mai svelate che portano con sé dolore.
A farne le spese sarà la
nuova generazione, Michele e Greta, i figli di Gianfranco e di Enrico,
cresciuti nella menzogna.
Quando la malattia
dell’Alzheimer colpirà Olivia Capotosti, l’equilibrio dell’azienda già precario
conoscerà un lento ma inesorabile declino.
La malattia farà
scivolare Olivia in un lento oblio, in una vita fatta di silenzi e di assenze,
la trasformerà in un corpo vuoto senza memoria e senza identità e morendo
porterà con sé i segreti mai confessati.
Tuttavia, la verità
tornerà a galla e lo farà in modo drammatico e violento, come un fiume che
rompe gli argini e travolge tutto ciò che incontra.
La storia di una famiglia
complicata che soffrendo saprà trovare la forza di ritrovare se stessa
I personaggi, tutti ben
caratterizzati, soffrono per tormenti interiori, sebbene per motivi diversi.
Sono proprio i tormenti
dell’anima a fare da filo conduttore al romanzo.
L’autrice ci fa conoscere
personaggi sofferenti, in lotta con se stessi, con i propri desideri, che
vivono di nostalgia o di amarezza per ciò che avrebbero potuto avere e che non
hanno avuto.
I sentimenti vengono
vissuti in modo forte: odio, amore, rabbia, nostalgia, malinconia, tristezza,
paura.
Dietro a tutto ciò l’attaccamento
alle tradizioni di una vetusta famiglia, a ciò che negli anni si è costruito
con il sacrificio e le rinunce, l’amore per la propria terra tramandata di
generazione in generazione.
L’autrice si sofferma a
descrivere con dovizia di particolari la malattia dell’Alzheimer, che priva di
memoria e di identità riducendo un corpo ad un mero involucro senza passato, e
al disturbo della personalità con particolare riguardo al problema della personalità
bipolare borderline.
Problemi entrambi attuali
che, per qualche istante, fanno mettere da parte la trama e le articolate e complesse
vicende dei Capotosti, per riflettere su temi importanti.
Il linguaggio, in genere
semplice e scorrevole, diventa tecnico e ricercato quando l’autrice parla della
tradizione vitivinicola, delle tecniche di coltivazione e produzione del vino e
delle strategie di marketing.
Un romanzo nel complesso
ben scritto che si fa leggere velocemente per la trama interessante, non
scontata, ma soprattutto ricca di colpi di scena.
Silvia M.
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