17 aprile 2016

LE INTERVISTE DEI SOGNATOR ERRANTI


 

SILVIA AZZAROLI E SIMONA INGRASSIA

 
 
 
Scrivere un romanzo a quattro mani non è facile. Come avete fatto a trovare l’intesa?

 

Silvia: Scrivendo fanfiction sulla nostra serie preferita, che ci è stata molto d'ispirazione, ma di questo parleremo dopo. Diciamo che ci piaceva interagire con questi personaggi e attraverso loro ci siamo conosciute meglio.

 

Simona: Confermo. Entrambe avevamo un’idea molto precisa di cosa volevamo leggere o sapere della storia e, per gioco, abbiamo cominciato a raccontarlo per noi stesse. Da li ci siamo trovate sempre meglio a scrivere assieme. Ci completiamo a vicenda.

 

Parlando invece della costruzione della storia, chi è l’architetto della situazione? Una delle due ha imposto la propria traccia oppure avete creato assieme anche la trama del romanzo?

 

 Simona: Una volta partite con l’idea di scrivere un libro, Silvia ha suggerito che ci dovesse essere una struttura, una sorta di mappa che potesse aiutarci a non smarrire la via. Ovviamente quando si scrive poi le cose prendono una direzione tutta loro che non si può prevedere fino in fondo.

 

Silvia: esatto. Abbiamo iniziato a dare una forma alla storia attraverso uno schema, uno schema che ci è servito come asse portante, ma come spesso capita poi i personaggi ci hanno un po’ deviato ed è stato meglio così. Credo che lo schema serva più che altro per partire e per non perdere le idee iniziali

 

Che cosa ha ispirato la stesura del vostro romanzo?

 

Oltre a Fringe, che è stata la base, essendo affascinate dagli universi paralleli, abbiamo deciso di fare un lungo lavoro di ricerca sui nativi americani, che ci è servito perché sono parte integrante della nostra storia. La profezia della sinossi riguarda loro, difatti.

 

Considerate la suddivisione delle opere nei vari generi letterari un elemento troppo schematico e riduttivo oppure la ritenete una utile indicazione per facilitare le scelte di gusto dei lettori?

 

Simona: Ammetto di non aver fatto molto caso alle suddivisioni nella scelta di una lettura da fare. Sono altri i fattori che mi hanno sempre interessato maggiormente in primis la storia e il tipo di personaggi. Però credo che un minimo di suddivisione ci debba essere e debba essere ben chiara. Ho visto troppe volte fare confusione tra fantascienza e fantasy. Questa questione andrebbe chiarita sempre di più

 

Silvia: confesso di aver sempre faticato ad accettare la divisione di generi perché amo le storie che li mescolano, forse perché la realtà è sfaccettata. D’altro canto una divisione serve sicuramente, in primis per catalogare i romanzi e anche per aiutare a comprenderli.

 

 

Bella domanda  . Beh diciamo che io sono molto descrittiva, adoro il non parlato, mi piace esplorare silenziosamente i pensieri e le emozioni dei personaggi. I dialoghi mi vengono sì ma ho sempre paura di sbagliare ma da quando scrivo con Simona la cosa succede meno, lei è più brava in quel senso, più diretta e abbiamo iniziamo a stimolarci a vicenda sui nostri "punti deboli."

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