SILVIA AZZAROLI E SIMONA INGRASSIA
Scrivere un romanzo a quattro mani non è facile. Come avete fatto a
trovare l’intesa?
Silvia: Scrivendo fanfiction sulla nostra serie preferita, che ci è
stata molto d'ispirazione, ma di questo parleremo dopo. Diciamo che ci piaceva
interagire con questi personaggi e attraverso loro ci siamo conosciute meglio.
Simona: Confermo. Entrambe avevamo un’idea molto precisa di cosa
volevamo leggere o sapere della storia e, per gioco, abbiamo cominciato a
raccontarlo per noi stesse. Da li ci siamo trovate sempre meglio a scrivere
assieme. Ci completiamo a vicenda.
Parlando invece della costruzione della storia, chi è l’architetto della
situazione? Una delle due ha imposto la propria traccia oppure avete creato
assieme anche la trama del romanzo?
Simona: Una volta partite con
l’idea di scrivere un libro, Silvia ha suggerito che ci dovesse essere una
struttura, una sorta di mappa che potesse aiutarci a non smarrire la via.
Ovviamente quando si scrive poi le cose prendono una direzione tutta loro che
non si può prevedere fino in fondo.
Silvia: esatto. Abbiamo iniziato a dare una forma alla storia attraverso
uno schema, uno schema che ci è servito come asse portante, ma come spesso
capita poi i personaggi ci hanno un po’ deviato ed è stato meglio così. Credo
che lo schema serva più che altro per partire e per non perdere le idee
iniziali
Che cosa ha ispirato la stesura del vostro romanzo?
Oltre a Fringe, che è stata la base, essendo affascinate dagli universi
paralleli, abbiamo deciso di fare un lungo lavoro di ricerca sui nativi
americani, che ci è servito perché sono parte integrante della nostra storia.
La profezia della sinossi riguarda loro, difatti.
Considerate la suddivisione delle opere nei vari generi letterari un
elemento troppo schematico e riduttivo oppure la ritenete una utile indicazione
per facilitare le scelte di gusto dei lettori?
Simona: Ammetto di non aver fatto molto caso alle suddivisioni nella
scelta di una lettura da fare. Sono altri i fattori che mi hanno sempre
interessato maggiormente in primis la storia e il tipo di personaggi. Però
credo che un minimo di suddivisione ci debba essere e debba essere ben chiara.
Ho visto troppe volte fare confusione tra fantascienza e fantasy. Questa
questione andrebbe chiarita sempre di più
Silvia: confesso di aver sempre faticato ad accettare la divisione di
generi perché amo le storie che li mescolano, forse perché la realtà è
sfaccettata. D’altro canto una divisione serve sicuramente, in primis per
catalogare i romanzi e anche per aiutare a comprenderli.
Bella domanda . Beh diciamo che
io sono molto descrittiva, adoro il non parlato, mi piace esplorare
silenziosamente i pensieri e le emozioni dei personaggi. I dialoghi mi vengono
sì ma ho sempre paura di sbagliare ma da quando scrivo con Simona la cosa
succede meno, lei è più brava in quel senso, più diretta e abbiamo iniziamo a
stimolarci a vicenda sui nostri "punti deboli."
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