20 luglio 2016

ANTONELLA MAGGIO

 LE INTERVISTE DEI SOGNATORI ERRANTI 

ANTONELLA MAGGIO


Antonella Maggio, il tuo nome è legato a romanzi di successo. Prima di parlare di te come scrittrice, ci dici chi sei nella vita di tutti i giorni?

A: Nella vita di tutti i giorni ero una parrucchiera, ho lasciato poi il lavoro per problemi di salute e ancora oggi, tra una visita medica e un'altra, scrivo a più non posso. In linea di massima sono una persona molto semplice, non mi piacciono i fronzoli, il finto perbenismo, mi piace sorridere, divertirmi con poco, leggere e apprendere sempre cose nuove, mi piace viaggiare e cucinare. Mi piaceva molto anche mangiare, ma ahimè non sono più una buona forchetta.

Dove trovi l'ispirazione per i tuoi romanzi? C'è qualcosa di tuo, autobiografico, nelle varie storie che hai regalato a noi lettori?

A: L'ispirazione non manca mai e arriva puntualmente quando meno me l'aspetto. Basta poco, anche una nuova canzone trasmessa in radio oppure è frutto di chiacchierate con la mia editrice o con le colleghe, o ancora con la mia famiglia o il mio ragazzo che sfrutto davvero per fare del brainstorming gratuito. In ogni libro c'è comunque una parte di me, dico sempre di restarmene fuori ed essere spettatrice ma poi è inevitabile.

Da dove nasce "La sposa in fuga"?

A: La sposa in fuga nasce dalla mia versione self Un'estate a Rimini per innamorarsi, prima ancora A Rimini con la sposa. Si tratta del mio primo romance in assoluto, una specie di esperimento nato dopo aver scritto storie prevalentemente fantasy (anche se c'era sempre la componente rosa). La storia è stata ispirata dalle canzoni e dagli avvenimenti dell'estate 2014, compresi i Mondiali di calcio e l'idea era quella di raccontare di Vito e Camilla, due pugliesi come me che volevano ricominciare la loro vita altrove, cercando di mettere le distanze dal passato e dall'amore.

Molti tuoi lavori trattano della tua terra d'origine, la Puglia. E' un legame affettivo il tuo, oppure deriva dal tuo voler ambientare i tuoi lavori in terre e luoghi che conosci bene?


A: Ho parlato della mia terra solo nei miei romanzi self e a dire il vero trovo molta difficoltà ad ambientare le storie nei posti che conosco come le mie tasche. Sono pugliese, amo la mia terra ma non nascondo che spesso, soprattutto in passato, ho avuto la sensazione di essere nata nel posto sbagliato. Complice magari l'impossibilità di andare altrove, preferisco far spostare i miei personaggi. Solamente con Vito e Camilla dell'attuale La sposa in fuga, sono riuscita ad ambientare in parte la storia tra gli ulivi secolari e i trulli di Alberobello.

Dici di amare il "lieto fine", che appartiene senza dubbio al tuo genere. Molte volte chiediamo questo alle autrici romance: pensi che il lieto fine sia un elemento indispensabile e caratterizzante per il romance, oppure, secondo il tuo punto di vista, questo genere può avere anche finali dai risvolti amari?

A: La regola prevede il lieto fine e io per prima non mi sognerei mai di scrivere un finale drammatico. Va contro la mia natura perché per principio affido ai miei personaggi la possibilità di riscatto nella vita che spesso, a me per prima, viene negata. Quindi, almeno nelle mie storie, il lieto fine ci sarà sempre, promesso! Da lettrice invece, finisco per affezionarmi a quelle storie crude e dai risvolti drammatici e non guardo mai al genere in quel caso.

Parliamo del tuo ultimo lavoro "Regalami un sorriso" che sta riscuotendo enorme successo. L'idea della clownterapy negli ospedali come è nata?


A: La trama mi è stata affidata dalla mia editrice, Argeta Brozi. A settembre dell'anno scorso mi chiese di scrivere una storia che trattasse della Clownterapia e che ci fosse un ragazzo padre. L'idea mi ha preso subito, ho fatto un paio di ricerche sugli operatori del sorriso, gli ospedali che prevedono maggiormente queste figure e ho trovato il Great Street Ormont Hospital di Londra, un ospedale pediatrico al quale l'autore di Peter Pan ha devoluto per intero i diritti d'autore dell'opera. Non so spiegare come siano poi venuti fuori Nick e Ginny. Molto spesso ho la sensazione che i miei protagonisti siano veri, che vivano in qualche posto nel mondo e a me tocca scrivere di loro, sono una specie di tramite tra la loro storia e la pagina del word.

Antonella gestisci un gruppo con due amiche, le stesse che citi in un tuo romanzo!!!!
 Cos'è per te l'amicizia?


A. Nell'amicizia credo molto e sono sempre dell'idea che "pochi ma buoni". Non posso vantare chissà quale numero di amici ma quelli che lo sono, lo sono per davvero

Antonella, siamo giunti al momento della nostra domanda classica: qual è il tuo sogno nel cassetto?

A: Il mio sogno nel cassetto non ha nulla a che vedere con la scrittura o con la realizzazione professionale. Vorrei solo vivere più serena e tornare a immaginare il futuro, vorrei solo una piccola casetta, mi va bene anche un monolocale e poter diventare mamma! chiedo troppo?  Mi sa di sì!

Antonella, prima di chiudere ci lasci un tuo ‪#‎noiche‬ ?

A: #noiche grazie ai libri conosciamo persone speciali e basta poco per sentirsi vicini pur stando lontani Emoticon heart



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