02 gennaio 2017

RECENSIONE: ANGELA PARISE

 

ANGELA PARISE: IL BUIO E LA LUCE


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SINOSSI

La saga famigliare della famiglia De Vito: oltre settant’anni di storia, tre generazioni di donne nella Calabria tra due guerre fino ai nostri giorni raccontata attraverso gli occhi di Maria Grazia la quale assiste alle narrazioni dei suoi famigliari “ascoltando” dal suo letto di ospedale nel quale si trova in stato di coma. Odi, maldicenze, segreti ma anche amore e tradizioni ormai quasi scomparse e dimenticate fanno da sfondo alle giornate della nostra protagonista fino a…..


Il buio e la luce di Angela Parise

Recensione a cura di Silvia Maira

 

“Il buio e la luce” è un lungo racconto della vita di una famiglia calabrese, uno spaccato di vita del Novecento che viene narrato proprio dai protagonisti.

Il libro si apre con un accadimento  tragico: Maria Grazia, la giovane protagonista, a seguito di un grave incidente automobilistico, va in coma. Si tratta però di un come vigile, è come se fosse sospesa tra la vita e la morte, tra “il buio e la luce”.

Affidata alle cure della dottoressa Jolanda Gregorace, fermamente convinta che la giovane sebbene in coma possa sentire, viene sottoposta ad una terapia per così dire emozionale. Occorre ciò che le persone che la conoscono le parlino, raccontandole della proprio vita, occorre creare cioè delle emozioni.

Al capezzale di Maria Grazia si alterneranno diverse persone.

Prima di tutte le due nonne che le parleranno della propria vita con dovizia di particolari, di matrimoni nati un po' per accordo e un po' per amore, di condizioni di miseria estrema, di tanti figli, di tante gioie e tanti patimenti, di litigi, di soprusi e di riappacificazioni.

Poi si avvicenderanno i cugini, le zie, i genitori, il fidanzato e la suocera. E Maria Grazia sarà in grado di ascoltare tutto, conoscerà chi la ama veramente e chi invece ha fatto nei suoi confronti, fino a quel momento, buon viso a cattivo gioco, chi ha nutrito nei suoi confronti, fino a quel momento solo invidia, perché lei, figlia di gente semplice, è una ragazza in gamba, che ha studiato diventando una talentuosa pianista.

Il racconto più intenso e toccante a mio avviso è quello della dottoressa Gregorace, che le parlerà della propria vita, della scelta della professione medica e del perché ha scelto di diventare neurologa e di volersi occupare proprio dei casi di coma vigile, ma soprattutto le dirà perché ha preso così a cuore il suo caso.
Infine ci sarà il momento più emozionante, quello del risveglio della giovane Maria Grazia, la quale sembra inizialmente perdersi in un universo parallelo a quello reale in cui vede i suoi cari deceduti, un mondo che però non le appartiene perché lei deve tornare alla vita.
 
 

 

L’autrice narra questa storia con uno stile pacato, lineare, rilassante mi sento di dire. Così davvero che sembra di essere seduti in poltrona con lei ad ascoltare questo lungo racconto di vita. Il libro trasmette calore famigliare, affetto, senso di appartenenza.

Ho gradito molto le numerose inflessioni dialettali che servono a contestualizzare la storia, a caratterizzarla ulteriormente, peraltro tutte adeguatamente tradotte.

L’unico neo, che non vuole essere una critica al libro, alla trama o all’andamento narrativo, ma solo una riflessione personale e da lettrice, è il gran numero di personaggi citati, i molti nomi, i tanti personaggi collaterali alla storia principale che in qualche occasione fanno perdere il filo narrativo richiedendo di tornare indietro a rivedere alcuni passaggi.

Per il resto, sento di poter dire che si tratta di un romanzo di qualità che consiglio perché è pieno di valori e di sostanza, c’è la vita dentro e anche la vita che torna dopo una drammatica esperienza.

4 stelle di valutazione.
 
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