26 maggio 2019

Intervista a Daniele Viaroli, autore de "La Fiamma Azzurra"


Intervista a cura del gruppo Sognatori Erranti

Quando è nata in te la necessità di scrivere?

-          Prima di tutto, buongiorno a tutti. La necessità d’esprimermi tramite una qualsiasi forma artistica è nata molto presto, ho scritto la prima poesia a dieci-undici anni, ma l’approdo alla scrittura in realtà è stato piuttosto complesso. Ci sono arrivato dopo aver tentato la via del disegno, della musica e della recitazione. Il tutto col terrore di mostrare davvero i miei lavori a qualcuno. Poi una poesia al liceo ha sbloccato tutto. M’ha spinto a scrivere il primo libro (una schifezza senza precedenti) e da lì non mi sono più fermato. Non credo riuscirei a farne a meno.

Da dove prendi ispirazione per i tuoi scritti?

-          Da tutto. Davvero. Adoro sperimentare generi diversi, imparare i trucchi dietro storie differenti, scoprire la bellezza di altri lidi. Questo mi porta a rubare elementi da qualsiasi tipo di medium, dai film ai fumetti, dai libri altrui a episodi di vita quotidiana, dai cartoni animati alla musica, dai lavori d’animazione ai videogiochi. Dovessi citarli tutti staremmo qua una settimana, quindi mi limito a uno per tipo: Braveheart, Ratman, Brandon Sanderson, Cowboy BeBop, Alter Bridge, Dragon Trainer, Mass Effect. Bastano?

Sei uno scrittore/scrittrice metodico o impulsivo?

-          Mi barcameno tra le due formule. Sono di base un impulsivo che scriverebbe solo sotto forte ispirazione, ma ho imparato a darmi un po’ di disciplina. Diciamo che almeno adesso, quando mi sveglio di notte con l’ideona del secolo, ho un’agenda ad aspettarmi e non mi scrivo tutto sul braccio per poi svegliarmi la mattina con un paciugo illeggibile.

Quando hai capito qual era il genere giusto da scrivere per te?

-          Mai? Mi piace scrivere e mi piacciono le storie, quindi fatico a vedere una netta distinzione di generi. Anzi adoro quando diverse tipologie si contaminano tra loro. Certamente, laddove regna l’avventura e l’ironia mi sento un po’ più a casa, ma credo che un buon libro debba reggere a prescindere dall’ambientazione o dai canoni di genere.

Ci sono nuovi progetti per il futuro?

-          Assolutamente sì. Così tanti che fatico a starci dietro. Al momento sto lavorando a un romanzo distopico, di quella bella distopia inquietante vecchio stile, a un paio di sceneggiature teatrali e a una rocambolesca storia di pirati. Non mi dispiacerebbe, però, mettere mano a un ipotetico seguito della Fiamma Azzurra e a un fumetto.

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