24 maggio 2020

Recensione "Mille scarpe da lucidare" di Deborah Rossi.

 
Un piccolo libro, una figura minuta, una massa di riccioli rossi non potrebbero costituire migliore presentazione per la struggente storia di una bambina che, a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia, viene trasferita in un collegio di suore e lì rimane fino alla maggiore età. In questo luogo privo di affetto e di dolcezza, al di là di ogni retorica e facile commozione, oggetto di continui rimproveri e dolorose punizioni, la piccola Deborah si costruisce un carattere forte, deciso, combattivo, solo per mettere al riparo le naturali debolezze e indecisioni di una bambina che diventa adolescente. Fino a che si ritroverà, “bambina a 18 anni”, a sperimentare l’amore vero, autentico, “gratuito” della sua famiglia adottiva, del marito che incontrerò in età relativamente giovane e dei figli che coroneranno il suo desiderio di maternità. Un libro da leggere tutto d’un fiato, che riporterà il lettore in atmosfere e ambienti d’altri tempi, in cui l’infanzia e l’adolescenza avevano solo una connotazione cronologica e in cui una bambina, tra le punizioni più o meno legittimamente impartite dalle suore, poteva trovarsi davanti a “mille scarpe da lucidare”.
 
Recensione
 

Ci sono libri che con la loro semplicità sanno raggiungere il cuore del lettore fin dalle prime battute.
"Mille scarpe da lucidare" è uno di questi e la sua forza sta tutta nella sua autrice che mette a nudo la propria anima e racconta la sua vita da bambina, cresciuta senza mamma né papà, accudita tra mille difficoltà dalla nonna fino al suo ingresso in orfanotrofio.
Ho letto questo libro in due sere, una pagina dopo l'altra, non mi riuscivo a fermare.
C'è una tale sincerità in quelle pagine, una delicatezza, tanta tenerezza. Sembra che a scrivere sia ancora l'autrice da bambina. Si avverte quel suo disperato bisogno di amore, di punti di riferimento, di stabilità. Mi sono salite le lacrime agli occhi più di una volta, ho immaginato lo stato d'animo della nonna Carmela che, seppur nella povertà più assoluta, cercava di dare alla nipote quello che poteva. Sono spezzoni di una pellicola antica e sempre attuale, più di ricordi, sono segni impressi a fuoco nel cuore e nell'anima.
Complimenti Deborah, con la tua semplicità descrittiva hai raggiunto il cuore del lettore.
Questo libro lo consiglierei alle scuole, ha molto da insegnare ai giovani, spesso scontenti o insoddisfatti pur avendo tutto.


 
 
SILVIA M.
 

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